Una baracca costruita con travi di legno e materassi marci. Una cassetta di plastica che fa da tavolino. I resti di una cena. Scarponcini da donna in cuoio e panni stesi ad asciugare. Ovunque montagne di spazzatura. Sono solo alcuni elementi di una piccola baraccopoli sorta in uno dei luoghi più suggestivi di Roma, le Mura Aureliane.
Lo stato di degrado che pervade in questo cantiere abbandonato dagli operai è evidente ma nessuno sinora se ne è preoccupato, neanche i vigili che ogni giorno presidiano la zona di Porta Maggiore.
«C’è un evidente problema di igiene – dice al Corriere della Sera Massimo Livadiotti, dell’associazione via Carlo Felice – Da qui può partire in ogni momento un’epidemia. Ma c’è anche il rischio sicurezza e possono verificarsi episodi spiacevoli. Gli stessi abitanti hanno nascosto meglio il loro giaciglio, con una copertura verde che si aggiunge alla rete arancione, ormai consunta».
I comitati di quartiere hanno più volte segnalato la presenza della baracca che sorge proprio all’incontro con via dello Scalo San Lorenzo. «Abbiamo mandato lettere, mail e fax – dice Massimiliano Tonelli dell’associazione “Degrado Esquilino” – ma nessuno ci ha mai risposto. Pochi giorni fa abbiamo spedito anche alcune foto alla Sovrintendenza ai Beni Culturali. Abbiamo fatto come ci hanno chiesto, contattando anche il Nae (Nucleo assistenza emarginati del Comune di Roma, ndr). Ma non si è visto nessuno».
In ballo poi c’è anche la sicurezza di chi abita la baracca: «Questa è una zona pericolante e possono cadere massi in ogni momento – dice ancora Tonelli -. È proprio per questo che la zona fu transennata. Poi sono mancati i fondi e tutto è rimasto così. Dall’altra parte della strada, verso piazza Lodi, sono iniziati i lavori di ristrutturazione della Mura Aureliane ed evidentemente di questo tratto si sono proprio dimenticati».
