ROMA – E’ un vero business: una postazione per vendere le caldarroste nel cuore di Roma costa appena 250 euro, ma solo una castagna arriva a costare anche un euro. Conti alla mano si tratta di un vero affare che nella Capitale, almeno nel centro, è appannaggio quasi esclusivo della famiglia Tredicine che ha anche un suo rappresentante (Giordano) eletto in consiglio comunale con il Pdl. Dal censimento effettuato dal primo Municipio i “caldarrostari“, come vengono chiamati a Roma, sono in tutto 38 e di questi 18 di proprietà della storica famiglia di origini abruzzesi che ha di fatto il monopolio degli ambulanti e dei camion-bar in centro. Sono sparsi in quasi tutti gli angoli più caratteristici della città, da piazza Venezia a Fontana di Trevi, passando per piazza di Spagna e piazza del Popolo.
Via del Corso è letteralmente invasa: nei suoi 1.500 metri ce ne sono addirittura dieci. Le postazioni sono divise in quattro zone: accessi Vaticano; Piazza Navona; direttrice via del Corso-piazza di Spagna; stazione Termini e dintorni. Ogni area ha un canone che si aggira mediamente intorno ai 250 euro l’anno ed ogni gestore deve rispettare un determinato arredo urbano caratterizzato da sgabello, fornello ed ombrellone. Il periodo consentito per la vendita delle caldarroste comincia l’1 ottobre e si conclude il 31 marzo. Il censimento dei venditori di castagne, pubblicato anche sul web attraverso mappe multimediali, “è l’inizio di un metodo che adotteremo anche in altri ambiti per garantire sempre maggiore trasparenza nell’operato dell’Amministrazione”, avverte il presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi. Chissà che non arrivi anche il censimento di camion-bar, chioschi e ambulanti sparsi nel centro di Roma.
