Nella mattina del 15 febbraio il Casilino 900ha chiuso per sempre. Il più grande insediamento abusivo d’Europa si trovava nella periferia di Roma: per 40 anni è stato abitato da rom bosniaci, montenegrini e kosovari ed ha visto nascere 15 mila bambini.
Dopo che le ultime tre famiglie montenegrine se ne sono andate via verso le 11, nel campo c’erano soltanto vigili del fuoco, fotografi e cameramen: tutti a documentare le immagini del campo che non vedremo più. Qui prima dello sgombero vivevano 600 persone: ora sono stati tutti accompagnati nei campi attrezzati che saranno la loro nuova casa.
Non nasconde l’emozione Najo Azdovic, portavoce del campo nomadi: «È una domenica molto particolare per noi, finalmente diremo addio al Casilino 900 che chiude per sempre. Non nascondo che in molti ci siamo commossi in questi giorni. In questo campo, abbiamo calcolato, sono nati quasi 15 mila bambini: per molti, come per me che sono qui dal 1993, Casilino rappresenta una parte importante della nostra esistenza. Pochi giorni fa una giovane coppia ha dato alla luce un bimbo a cui ha deciso di dare proprio il nome Casilino».
Anche il sindaco Gianni Alemanno è andato presso il campo nomadi: l’ultima baracca è stata buttata giù simbolicamente proprio davanti a lui.
«Campi come Casilino 900 esistono da così tanto tempo perchè prima si partiva da un mix di buonismo e ipocrisia – ha detto Alemanno – da una parte si facevano discorsi ultraumanitari ma dall’altra nono si metteva nemmeno un piede in quelle zone per toccare con mano la realtà delle cose».
«Entro l’anno – ha spiegato Alemanno – tutto il piano nomadi sarà realizzato e non ci saranno più situazioni vergognose come questa in cui per 40 anni, anzi 50 se si considerano anche gli immigrati siciliani e napoletani, le persone vivevano senza luce, acqua e servizi igienici. Per la prima volta, colonnine e lampioni, sono state installate un anno fa da noi».