ROMA – Roma può trasferire la sua spazzatura nei quattro siti del Lazio indicati dal commissario all’emergenza rifiuti. E questo per evitare uno scenario ”di grave criticità” nella Capitale. Il via libera arriva dal Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso del ministero dell’Ambiente dopo che il Tar del Lazio aveva sospeso il decreto per il trasferimento dei rifiuti ai quattro impianti per ‘trattare’ i rifiuti nei ‘siti’ di Albano Laziale (Roma), Viterbo, Colfelice e Castelforte (Latina).
Soddisfatto il ministro: ”E’ un’ottima notizia. Possiamo rimetterci al lavoro, abbiamo poco tempo per evitare l’emergenza rifiuti a Roma”. I quattro siti indicati dal piano rifiuti del Lazio del resto dovranno recepire anche la spazzatura di Fiumicino, Ciampino e dello Stato della Città del Vaticano. Nella sua ordinanza cautelare, con la quale sospendeva il piano e i trasferimenti, il Tar del Lazio rilevava dubbi consistenti sull’iter che aveva portato al decreto del prefetto Goffredo Sottile. Soprattutto giudicava ”insufficiente e lacunoso” l’esame dei presupposti alla base dei decreti contestati dal Comune di Albano Laziale, dalla società Saf (Società Ambiente Frosinone), dalla Provincia di Frosinone e dall’Unione dei Comuni Antica Terra di Lavoro.
Quali i presupposti insufficienti? Soprattutto la mancata completa verifica della sussistenza di una situazione di effettiva emergenza per l’impossibilità di risolvere ‘in loco’ il trattamento dei rifiuti urbani di Roma. Per il Tar il Piano contestato risultava essere stato adottato ”sul presupposto di una grave criticità”, senza però ”contemplare quella vera e propria situazione di emergenza ambientale che è stata invece invocata in giudizio dalla difesa dell’Amministrazione al fine di giustificarne l’adozione”. Ma il Consiglio di Stato nel suo decreto rileva proprio che la sospensione del piano rifiuti ”sia idonea a determinare una situazione di estrema gravita’ ed urgenza”, ovvero una situazione di criticità nella capitale sul fronte gestione rifiuti.