ROMA – Sei mesi al massimo per spulciare appalti e contratti del Comune di Roma, poi il prefetto della capitale potrà suggerire o meno lo scioglimento. E’ l’iter che il Comune di Roma subirà nei prossimi mesi dopo la pesante inchiesta che ha portato a centinaia tra arresti e indagati.
Su indicazione del ministro Alfano il prefetto Giuseppe Pecoraro dovrà verificare la sussistenza di condizionamenti criminali sul Comune. L’iter degli accertamenti potrebbe proseguire per alcuni mesi, secondo i tempi previsti dall’articolo 143 del Testo unico sugli Enti locali.
E’ infatti previsto che il prefetto nomini ora una commissione d’indagine, composta da tre funzionari della pubblica amministrazione, attraverso la quale eserciterà i poteri di accesso e di accertamento di cui è titolare per delega del ministro dell’Interno.
Entro tre mesi dalla data di accesso, rinnovabili una volta per un ulteriore periodo massimo di tre mesi, la commissione terminerà gli accertamenti e consegnerà al prefetto le proprie conclusioni. Entro 45 giorni dal deposito delle conclusioni della commissione d’indagine, il prefetto invierà al ministro una relazione nella quale si dà conto dell’eventuale sussistenza dei condizionamenti mafiosi sull’ente. Nella relazione verranno indicati gli appalti, i contratti e i servizi interessati dai fenomeni di compromissione o interferenza con la criminalità organizzata o comunque connotati da condizionamenti o da una condotta antigiuridica.
Lo scioglimento del Comune è quindi disposto con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione della relazione. Nel caso in cui non sussistano i presupposti per lo scioglimento o l’adozione di altri provvedimenti, il ministro, entro tre mesi dalla trasmissione della relazione, emana comunque un decreto di conclusione del procedimento in cui dà conto degli esiti dell’attività di accertamento.