ROMA – Un modus operandi che ”denota spregiudicatezza ed estrema disinvoltura nell’adozione di condotte, ‘qualità ’ che a loro volta presuppongono necessariamente una robusta esperienza nel settore delinquenziale specifico” e denotano dunque la spiccata tendenza a delinquere. Lo scrivono i giudici del Tribunale del Riesame di Roma, nelle motivazioni alla conferma della detenzione in carcere per Riccardo Mancini, l’ex Ad dell’Ente Eur coinvolto nell’inchiesta della procura di Roma su una presunta tangente di 600 mila euro, legata alla fornitura di 45 bus a Roma Metropolitane, società del Campidoglio.
Secondo il collegio competente sulla legittimità delle misure restrittive, il quale ha rigettato la richiesta si scarcerazione del fedelissimo di Gianni Alemanno il 6 aprile scorso, Mancini ”evidentemente conscio dei propri poteri ‘persuasivi’ – si legge nel provvedimento di otto pagine – si interfaccia anche con soggetti imprenditoriali ‘di calibro’, quali possono sicuramente ritenersi e appartenenti, a vario titolo, al gruppo Finmeccanica”. Questi ultimi, è detto nelle motivazioni, ”lungi dal vantare e dal poter esercitare una posizione di forza nei suoi confronti, si attivano per corrispondergli quanto preteso, facendo ricorso ad un articolato sistema di creazione di provviste, realizzate tramite l’apporto di società estere e debitamente transitate su conti esteri”.
”E’ dunque chiaramente Mancini – scrivono i giudici del Riesame, riferendosi alla funzione di rilievo, ma non di pubblico ufficiale, attribuitagli dal sindaco nel settore trasporti – ad esercitare una posizione dominante, sebbene egli non rivesta un ruolo pubblicistico nell’accezione rammentata. Proprio la ‘fluidita” del suo ruolo e la ramificazione dei suoi contatti all’interno e al di fuori della pubblica amministrazione, gli consentono di muoversi ancor piu’ agilmente nei gangli del settore dei pubblici appalti e rendono la sua pericolosita’ ancor piu’ spiccata”. Per il Tribunale del Riesame tali considerazioni impediscono ”l’adozione di misure di minore afflittivita’, quali quelli degli arresti domiciliari, non in grado allo stato di assicurare l’interruzione di contatti con esponenti di quel mondo cui lo stesso Mancini e’ risultato intraneo, grazie anche alla diffusione dei moderni strumenti telematici”. Mancini e’ detenuto a Regina Coeli dallo scorso mese di marzo nell’ambito dell’inchiesta del pm Paolo Ielo. Tentata estorsione ed estorsione sono i reati contestati all’indagato. .
