L’Atac, l’azienda che a Roma gestisce i trasporti pubblici, รจ un gigante con i piedi d’argilla, che perde piรน di quanto guadagna e che ogni anno perde di piรน. Nonostante ciรฒ conta piรน di 13 mila dipendenti, circa la metร dellโintero organico delle partecipate del Comune di Roma e produce oltre 200 milioni di vetture/Km, pari al 20% del mercato nazionale di riferimento.
La perdita dโesercizio รจ pari a 91,2 milioni di euro. Lโindebitamento verso il sistema bancario che viaggia intorno ai 345 milioni di euro. Con una previsione di budget riveduta e corretta che a giugno 2010 fissa le perdite a quota 131 milioni, e il Margine operativo lordo (Mol) che scende da 97,4 milioni giรน in picchiata fino 60,5 milioni e nellโipotesi peggiore addirittura fino a 20,8. Sono i numeri della nuova Atac Spa, il bilancio (al 31 dicembre del 2009) che dovrร essere approvato il prossimo 28 giugno.
Ma la cosa assurda รจ che l’Atac รจ il risultato della fusione tra tre partecipate, la Trambus, la Met.Ro spa e l’ex Agenzia della mobilitร (Atac). E nel 2008 queste tre agenzie prese singolarmente chiudevano tutte (tranne l’Atac) in attivo. In pratica, dopo la fusione, in un solo esercizio, la perdita si รจ quasi triplicata.
Non รจ un caso, allora, che il 30 aprile scorso, gli analisti di Standard & Poorโs hanno cambiato la valutazione sulle prospettive da stabili a negative. “Eโ un giudizio che per una societร municipalizzata รจ un fatto grave – commenta Marcello Clarich, ordinario di Diritto amministrativo alla Luiss Guido Carli – i costi dellโindebitamento richiederanno allโattuale management uno sforzo di ristrutturazione molto incisivo. Usualmente – continua il docente – da unโoperazione di fusione ci si attende un aumento della redditivitร o una riduzione del deficit”.