Era indietro con gli esami il ragazzo che si รจ suicidato due giorni fa nei pressi della stazione Tiburtina. Il giovane era uno studente universitario che aveva paura di deludere i familiari.
Il venticinquenne di Ascoli Piceno viveva una sorta di realtร parallela: fingeva di non trovare ostacoli nella carriera universitaria e raccontava di essere ormai vicino alla laurea, ma con il passare del tempo la lista degli esami sostenuti cresceva solo a parole mentre sul libretto universitario molte, troppe caselle continuavano a rimanere vuote.
Per l’universitario sarebbe stato troppo doloroso e umiliante fare marcia indietro. Non aveva il coraggio di ammettere che in realtร a dividerlo dal traguardo c’erano ancora circa 20 esami. A casa ormai giร si fantasticava su quel giorno, sui festeggiamenti e i regali per il ยซdottoreยป laureato alla Luiss.
Lo sconforto con il passare dei mesi cresceva e ormai era troppo tardi per cambiare le cose. Il ragazzo non trovava via d’uscita, non trovava soluzione. Quella che lui riteneva una vergogna, unita al senso di colpa, erano troppo grandi. Martedรฌ mattina la decisione, quella estrema, dettata dalla disperazione di chi รจ convinto di non avere altra scelta.
Ha aspettato che la metro entrasse nella stazione Tiburtina e si รจ lanciato nel vuoto credendo che per sรฉ, e forse anche per la sua famiglia, sarebbe stato meglio cosรฌ. Inutili i soccorsi, non c’era piรน nulla da fare per salvare quel corpo dilaniato. A quel punto si รจ cercato di capire, di ricostruire il perchรฉ di un gesto cosรฌ estremo da parte di uno studente venticinquenne.
