ROMA – Il Comune di Roma venderĂ parte dei suoi immobili. Il ricavo che l’Assemblea del Campidoglio prevede di ottenere con la delibera votata il 4 ottobre ammonta a 230 milioni di euro. Una boccata di ossigeno per le casse comunali dopo l’eliminazione della delibera che prevedeva la vendita delle quote di Acea. Soprattutto una misura necessaria per poter coprire il costo degli investimenti nel bilancio 2012.
Il Campidoglio ha stilato una lista, poi ridisegnata in commissione Patrimonio, di immobili che verranno sottoposti ad asta pubblica ma con determinate caratteristiche: un diritto di prelazione verrĂ dato a chi vive, avendone diritto, nell’abitazione con un ribasso del 30%. Un ribasso che non verrĂ applicato ai locali commerciali, mentre saranno tutelate le botteghe storiche, nel senso che verranno vendute a prezzo di mercato, ma a chi ci lavora giĂ .
Esclusi dalla lista la Casina Valadier, l’Osteria dell’Orso e il palazzetto del Burcardo. Durante la discussione in aula Giulio Cesare sono stati approvati due emendamenti a favore delle politiche abitative. Le richieste firmate dai consiglieri Andrea Alzetta (Action per Roma) e Gianluca Quadrana (Lista civica per Rutelli) sono le stesse per le quali i movimenti per il diritto all’abitare hanno manifestato sotto il Campidoglio e che segnano, per loro, una vittoria.
In particolare è stato stabilito che il 15% del ricavato dalla vendita sarĂ destinato alla costruzione di case popolari (le cosiddette Erp) e all’autorecupero. L’assessore al Patrimonio Lucia Funari ha spiegato che ”è stato previsto un meccanismo di adeguamento dei prezzi alla data dell’espletamento della gara e, quindi, è possibile fare una stima generale di circa 230 milioni di introiti, ma è una cifra sicuramente al ribasso”.
Facilitazioni vengono inserite per le fasce deboli e per gli over 65 che potranno acquistare solo la nuda proprietĂ mentre il Comune ne terrĂ l’usufrutto. A tutti gli edifici di pregio non verrĂ applicato il ribasso del 30%.
