ROMA – Sono donne e adolescenti rom, si fingono turisti nelle piazze affollate da fontana di Trevi a San Paolo per derubare meglio gli incauti e veri turisti. Nelle piazze di Roma scatta l’allarme sicurezza per i furti commessi dalle bande di zingari e la Fiavet chiede l’istituzione di presidi fissi che diano informazioni e della “polizia turistica” per aiutare i malcapitati vacanzieri.
Elena Panarella sul Messaggero scrive:
“Alcuni scelgono l’autobus o la metro, altri preferiscono mercatini o spiagge. Ma i luoghi presi più di mira (secondo dati della Fiavet) sono le aree archeologiche. Ma anche i monumenti: Colosseo, Fontana di Trevi, Castel Sant’Angelo. Senza dimenticare piazza di Spagna, San Pietro e la strada che porta ai Musei Vaticani (nella mappa ricostruita dall’associazione ci sono anche zone meno centrali come la basilica di San Paolo e l’Eur)”.
Nei primi sei mesi del 2014 sono state oltre 7mila le denunce di furti a Roma. I borseggiatori vengono fermati, ma poi tornano subito in libertà:
“Metà dei furti commessi sono opera di baby-borseggiatrici. Vere e proprie “pedine” nelle mani dei genitori, manovalanza degli adulti, che li addestrano al furto e li sfruttano per quelle che gli investigatori hanno definito «vere e proprie scorribande, paragonabili ad autentici saccheggi»”.
Andrea Costanzo, presidente della Fiavet del Lazio, Associazione delle Imprese di Viaggi e Turismo, spiega al Messaggero:
“«I dati della criminalità nella nostra città, se paragonati con le statistiche provenienti da altre città come New York e Londra, sono inferiori, ma il problema risiede nella “sicurezza percepita” dal turista e non quindi sulla sola statistica proveniente dalle denunce. Dal momento dell’arrivo in aeroporto o in stazione, davanti ai monumenti principali, sui mezzi di trasporto, il turista è continuamente assalito da vari soggetti, molti con intenzioni truffaldine. È per questo che troppo spesso il turista, al rientro in patria, crea un passaparola negativo per la nostra città, con il solo scopo di mettere in guardia i propri connazionali»”.
Niente presidi fissi per la polizia, che ha difficoltà a contenere il fenomeno, aggiunge Costanzo:
“«Mancano presidi fissi, il turista non sa a chi rivolgersi anche solo per avere delle informazioni. Ci vogliono sicuramente figure specifiche. Oltre al fatto che mancano punti informazione. E più che reprimere bisogna lavorare sulla prevenzione per evitare fatti del genere. La polizia turistica dovrebbe conoscere almeno una lingua straniera, saper indicare percorsi, intervenire in caso di emergenza, ma soprattutto costituire un serio deterrente per la microcriminalità che agisce nelle aree di grande affluenza. A luglio hanno messo la polizia turistica anche a Mosca»”.