Il titolo del libro è premonitore: «Gli africani salveranno Rosarno. E probabilmente l’Italia intera». Scritto da Antonello Mangano, edito da Terrelibere, frutto di un reportage e di un’analisi della situazione storica, economica, criminale di quel territorio, il libro, uscito pochi mesi fa, prende le mosse dalla rivolta che a Rosarno si scatenò poco più di un anno fa, il 12 dicembre 2008, quando due uomini provenienti dalla Costa d’Avorio furono vittime di una rapina. Si scatenò “una rivolta analoga, alla radice, a quella di queste ore, ma non così violenta”, spiega Mangano.
Allora gli immigrati “rovesciarono alcuni cassonetti e poi andarono a parlare col commissario prefettizio”. Questa volta è guerriglia nelle strade. In entrambi i casi, rimarca però l’autore, «gli stranieri hanno reagito, in un territorio in cui gli italiani vittime del racket e delle intimidazioni delle organizzazioni criminali non reagiscono più, accettano». Il nocciolo del libro è proprio questo. E quando uscì, Roberto Saviano scrisse in un articolo che «la popolazione africana ha immesso nel tessuto quotidiano del sud Italia degli anticorpi fondamentali per fronteggiare la mafia. Anticorpi che nascono dall’elementare desiderio di vivere».
«Gli africani che si trovano qui a Rosarno – gli fa eco Mangano – ripetono una cosa sola: vogliamo solo lavorare. E chiedono che non gli si spari addosso. Non si aspettavano che si ripetessero episodi di violenza nei loro confronti e hanno reagito. La miccia, è semplice, nasce dall’esasperazione. Non hanno un tetto, non hanno soldi, vivono in condizioni limite. Al nord non trovano lavoro, ma un clima di razzismo. Al sud la situazione è spesso disumana. Indirettamente, in modo forse non cosciente, la loro è una reazione alla mafia, a una situazione che la mafia contribuisce a produrre».
Ma anche la risposta della popolazione locale nei confronti degli immigrati è stata forte. «La gente ha visto le proprie auto distrutte – dice Mangano – e ha reagito. Può essere comprensibile. Ha reagito violentemente: questo è un territorio violento». In generale, continua Mangano, «qui c’é una situazione esplosiva, non da oggi, da tempo». Ma a Rosarno, sottolinea Mangano, «operano anche associazioni che lavorano raccogliendo cibo, coperte per i clandestini e hanno impedito a molta gente di morire di freddo e fame. Rappresentano forse una minoranza, ma ci sono».
