Rosarno: trasferiti 300 immigrati, sale bilancio feriti

Gli scontri che hanno insanguinato il venerdì di Rosarno, non sono ancora finiti: un altro immigrato è stato ferito in modo non grave da un fucile a pallettoni. L’ultimo atto di questa guerra tra poveri è avvenuto a freddo, quando la situazione sembrava essere tornata tranquilla, grazie al progressivo trasferimento degli immigrati iniziato nella notte di venerdì. Il bilancio dei feriti negli è salito: 30 extracomunitari, 17 abitanti del posto e 19 appartenenti alle forze di polizia. Cinque immigrati sono ancora ricoverati in ospedali per lesioni più gravi. Uno è stato gambizzato con colpi sparati da un fucile. La guerra per strada è finita non perché si siano risolti i motivi dello scontro, ma perché sono stati allontanati gli immigrati.

L’immigrato ferito a colpi di fucile caricato a pallini in località Guardiola di Gioia Tauro ha lesioni alle gambe e ad un braccio. E’del Burkina Faso, si chiama Dabrè Moussa, di 29 anni, ed ha il permesso di soggiorno. Secondo il referto stilato dai medici del pronto soccorso dell’ospedale di Gioia Tauro, dove è stato medicato, guarirà in quindici giorni. Moussa – secondo quanto si apprende da fonti investigative – era in compagnia di due extracomunitari nelle campagne che circondano gli abitati di Giaia Tauro e Rosarno. Contro i tre sono stati sparati colpi di fucile da persone che erano a bordo di un’auto.

Sempre nella notte di venerdì era stato effettuato un primo trasferimento di circa 300 persone dalla ex cartiera «La Rognetta» di Rosarno verso i centri d’accoglienza di Crotone e Siderno. Il trasferimento è scattato alle 23 di venerdì tra gli applausi dei cittadini residenti nella zona interessata. Gli extracomunitari trasferiti erano stati coinvolti nei gravi disordini verificatisi nella serata di domenica e nella mattinata di lunedì in seguito al ferimento di due di loro a colpi di carabina ad aria compressa. La notte è trascorsa tranquilla grazie anche alla presenza di decine di uomini delle forze dell’ordine che hanno presidiato i punti strategici della città ed in particolare i due accampamenti in cui sono insediati le centinaia di immigrati che lavorano nei campi intorno a Rosarno.

“Avremmo voluto restare a Rosarno, ma in queste condizioni è impossibile. Ce ne andiamo e, almeno io, per non tornare mai più”. Chi parla è Peter, 30 anni, ghanese, a Rosarno da due mesi, che esprime lo stato d’animo degli immigrati. “La reazione da parte di qualcuno di noi – dice Peter – è stata sproporzionata, ma ci hanno sparato addosso e questo non é tollerabile. Ci dispiace perché qui c’é il lavoro e avanziamo ancora dei soldi, ma la gente ci è troppo ostile e le violenze contro di noi sono state troppo gravi. Ciò che non rimpiangeremo è la condizione in cui ci hanno fatto vivere perché la struttura in cui eravamo ospitati è troppo fatiscente e siamo dovuti intervenire noi direttamente per migliorarla. Ma a questo punto non ci interessa più”. “Salutiamo gli abitanti di Rosarno – conclude Peter – ma a questo punto facciamo a tutti il favore di andarcene”.

Dopo i 300 trasferiti nella notte tra venerdì e sabato, circa altri 300 immigrati dovrebbero lasciare l’ex Opera Sila, una delle strutture dove erano ospitati gli extracomunitari che hanno dato vita alla rivolta a Rosarno. L’intesa, secondo quanto si apprende, sarebbe stata raggiunta tra la task force inviata dal Viminale e gli stessi immigrati dopo una lunga mediazione durata diverse ore. Dei 300 stranieri, un centinaio andranno nel Centro di prima accoglienza di Crotone mentre altri 200 saranno portati in quello di Bari. Una volta avviato il trasferimento di questo nucleo di immigrati ne rimangono ancora circa 600 ospitati sia nell’ex Opera Sila, sia in un’altra struttura abbandonata in località Le Colline, a Rizziconi, sempre nell’area compresa tra Rosarno e Gioia Tauro. Con loro è in atto una mediazione affinchè si riesca, nel più breve tempo possibile, a trasferirli tutti. Un’altra mediazione, questa volta tra le forze dell’ordine e i cittadini di Rosarno, è invece in corso per arrivare alla rimozione del blocco sulla Statale 18, che gli abitanti hanno rialzato questa mattina a poche centinaia di metri dallo stabilimento dell’ex Opera Sila per evitare che gli immigrati raggiungano l’abitato di Rosarno.

Il blocco stradale istituito dai cittadini di Rosarno lungo la strada che conduce al centro di ricovero per gli immigrati e l’ex Opera Sila sarà mantenuto fino a quando non sarà attuato lo sgombero della struttura. È quanto hanno riferito gli abitanti che hanno istituito il blocco e che continuano a mantenere un presidio nella zona. «Abbiamo apprezzato ciò che è stato fatto – ha detto uno degli abitanti – con lo sgombero dell’ex fabbrica Rognetta, ma va risolto anche il problema della struttura dell’ex Opera Sila perché rappresenta una situazione di potenziale pericolo. Quindi, fino a quando non sarà sgombrata la struttura, noi da qui non ce ne andremo».

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