Caso Ruby: la procura chiede il rinvio a giudizio per Mora, Fede e Minetti

Nicole Minetti

MILANO – La procura di Milano, che ha condotto per mesi l’inchiesta sul caso Ruby, ha chiesto il rinvio a giudizio per i tre indagati: Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora. I reati sono favoreggiamento e induzione alla prostituzione, anche minorile.

Nonostante la memoria difensiva presentata dalla Minetti, le prove sono state ritenute forti dai pm: ora la decisione spetta al Gip, che dovrà stabilire se mandare i tre a processo oppure proscioglierli.

Nella ricostruzione della procura i reati sarebbero stati compiuti a ”Milano ed altrove dagli inizi del 2009 fino al gennaio 2011”, e per il reato di induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile che sarebbe stato commesso ”in Milano e altrove dal settembre 2009 fino al maggio 2010”.

Nell’ipotesi accusatoria la Minetti, Fede e Mora avrebbero ‘adescato’ Ruby a 16 anni, nel settembre del 2009, dopo il concorso di bellezza in Sicilia, a Taormina, dove la giovane marocchina era concorrente e il direttore del Tg4 era uno dei giurati. Ruby, secondo l’accusa, per 13 volte tra il 14 febbraio 2010 e il 1 maggio 2010 sarebbe stata pagata in cambio di ”atti sessuali” con Silvio Berlusconi, che è già a processo accusato di concussione e prostituzione minorile (prossima udienza fissata per il 31 maggio). Inoltre, secondo l’accusa, i tre imputati avrebbero ‘arruolato’ 33 giovani per le feste nella villa del premier ad Arcore ”articolate” in tre fasi: una cena; il ”bunga-bunga” composto da ”spogliarelli e balletti erotici”; e la terza fase che sarebbe consistita nella scelta da parte del premier ”di una o più ragazze con cui intrattenersi nella notte in rapporti intimi”. Alle giovani che partecipavano alle feste, stando alle indagini, venivano dati soldi e altre regalie.

Il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati ha spiegato che l’errore di trascrizione di un’utenza telefonica, denunciato nei giorni scorsi dalla difesa del direttore del Tg4 Emilio Fede, era ”contenuto in un documento di lavoro, mentre nell’informativa finale il numero è esatto e su questo abbiamo lavorato”.

Il magistrato ha così inteso chiarire i dubbi sollevati dai difensori del giornalista che avevano evidenziato come nella trascrizione di una intercettazione fosse stato erroneamente riportato il numero di Lele Mora al posto di quello di Emilio Fede. Il magistrato ha quindi spiegato che ”l’atto formale è esatto”.

Le intercettazioni indirette dell’inchiesta, quelle tra Silvio Berlusconi e alcune giovani, tra cui Nicole Minetti, non sono ancora state depositate alle difese dei tre indagati. Le intercettazioni indirette tra le ragazze e il premier erano state depositate alla difesa di Silvio Berlusconi e la Procura aveva spiegato che la trascrizione di quelle telefonate, che riguardavano anche il parlamentare Berlusconi, era stata disposta per chiedere una proroga ad effettuare le intercettazioni.

Riguardo al deposito delle trascrizioni delle intercettazioni che riguardano il premier alle difese di Minetti, Mora e Fede, Bruti Liberati ha chiarito che ”il procedimento di trascrizione e stralcio può essere fatto fino all’udienza preliminare o al dibattimento e tutte le telefonate, comprese quelle che riguardano Berlusconi, possono essere depositate fino all’udienza preliminare o al dibattimento”. L’orientamento della Procura comunque, ha aggiunto Bruti Liberati, è di depositarle ai legali ”il prima possibile, finiti tutti gli adempimenti”.

A caldo arriva il commento di Emilio Fede: ”La richiesta di rinvio a giudizio? Tutto scontato. La procura di Milano non avrebbe mai smentito se stessa. E credo che anche il gup non smentirà mai un impianto accusatorio basato sulla non verità. Fino a quando non si andrà davanti al Tribunale non ci sarà speranza, io spero nel Tribunale e che si possa accertare la verità processuale in quella sede”.

”I signori della procura – ha aggiunto Fede – hanno fatto un impianto accusatorio che non ha alcuna verità e lo sanno tutti, lo sanno anche loro. Lo sa anche la procura che io Ruby non l’ho portata ad Arcore: l’ho vista a Letojanni quel giorno di settembre e poi l’ho rivista ad Arcore il 14 febbraio dello scorso anno”. ”Lele Mora? Qui nessuno vuole scaricare su nessuno – spiega Emilio Fede – Come ha detto Berlusconi Lele Mora è un amico che lui ha aiutato e che conosce da anni. Io non ho avuto alcuna complicità con Lele Mora lo conosco da tanti anni e con me è stato sempre una persona corretta”.

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Elisa D'Alto