ASCOLI PICENO – Assolto. Fatti veniali e niente di penalmente rilevante sul conto di Salvatore Parolisi, già in carcere per l’omicidio della moglie Melania Rea. Il tribunale militare di Roma lo ha assolto dall’accusa di “violata consegna”, ovvero di essersi intrattenuto in caserma con delle soldatesse, nei locali dei suoi uffici, per bevute o altri comportamenti illeciti.
Ma l’accusa è crollata, tanto che anche il pm aveva chiesto l’assoluzione, soprattutto grazie alla testimonianza di Ludovica P., soldatessa ed ex amante di Parolisi. Parolisi è attualmente in carcere per una condanna a 30 anni per l’omicidio di sua moglie Melania Rea, trovata morta il 20 aprile 2011 a Civitella del Tronto (Teramo), in attesa del pronunciamento della Cassazione il 10 febbraio.
Proprio durante le indagini per l’omicidio della giovane mamma di Somma Vesuviana emersero presunti comportamenti anomali di alcuni istruttori interni al 235/o Reggimento Piceno di Ascoli Piceno, dove anche Parolisi prestava servizio. Dodici i militari per i quali la procura militare aprì un’inchiesta, contestando ad alcuni anche fatti gravi come le percosse alle giovani reclute donne. Un caso che coinvolge in particolare un istruttore e che è approdato anche davanti al gup di Ascoli Piceno.
Parolisi doveva invece rispondere solo di aver ricevuto alcune soldatesse della caserma Clementi di Ascoli nel suo ufficio, in veste di sergente di giornata, ed aver offerto loro da bere. Accusa dalla quale lo ha sostanzialmente scagionato anche Ludovica P., l’allieva con la quale il militare intraprese la relazione che, secondo l’impianto accusatorio che ha portato alla sua condanna, è stato alla base dell’omicidio della moglie Melania.
“Fatti veniali e comunque negli atti non veniva specificato né chi erano queste allieve, né chi ha riferito l’episodio e nemmeno se ciò sia mai realmente accaduto, tanto che la stessa accusa ha chiesto l’assoluzione per Parolisi”: questo il commento dell’avvocato Federica Benguardato, che assiste il militare di Somma Vesuviana.