TERAMO – Il corpo senza vita di Melania Rea potrebbe essere stato ricomposto dopo l’omicidio, Salvatore Parolisi potrebbe non essere l’autore materiale del delitto ma solo un complice: sono queste le nuove ipotesi sul giallo di Ripe di Civitella. Le ipotesi vengono fuori dalle parole di Giovanni Cirillo, il giudice che ha convalidato l’arresto di Parolisi.
Eppure, dice Cirillo in un’intervista a Vanity Fair, il caporalmaggiore dell’esercito, “colpevole di omicidio o di concorso merita di stare dentro”. Cirillo, ex giudice per le indagini preliminari di Teramo, ha detto: “Gli indizi non ci permettono di affermare con certezza che Parolisi abbia materialmente ucciso la moglie: si limitano a collocarlo a Ripe di Civitella quando è avvenuto il delitto. Potrebbe anche averla solo accompagnata dai suoi assassini. È un’ipotesi alla quale attribuisco una probabilità del 10 per cento. Ma non può essere scartata”.
“Parolisi non ha agito per un raptus perché stretto in un ‘imbuto’ tra la moglie e l’amante – prosegue – Lui con i piedi in due scarpe ci stava a meraviglia. Il movente non è passionale: va cercato in un qualche segreto incofessabile legato alla caserma Clementi. Segreto che forse Melania minacciava di svelare. da quando aveva capito che lui la tradiva, pedinava il marito: che cosa ha scoperto? Forse le storie di sesso, vietate dal codice disciplinare,tra superiori e reclute. forse persino un giro di droga.
Cirillo considera i “testimoni non attendibili, smentiti dai riscontri” e poco significanti le tracce di Dna trovate sotto le unghie di Melania che “potrebbero esserci finiti per una semplice stretta di mano”. La difesa, si chiede Cirillo, “perchè non fa analizzare i reperti a sua disposizione? E perchè Parolisi si è avvalso della facoltà di non rispondere? Le sue azioni per sviare le indagini, il falso alibi, il Dna nella bocca di Melania mi hanno portato alla convalida dell’arresto”.