TERAMO – Si è chiuso nel silenzio Salvatore Parolisi, nessuna risposta ai giudici: come nell’interrogatorio seguito all’iscrizione nel registro degli indagati, così ha fatto mercoledì davanti al giudice nell’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto. Non parla, i familiari di Melania Rea pensano che gli sia stato consigliato così dai suoi legali. Pura strategia difensiva, un suo diritto tra l’altro. Ma chi sta conducendo le indagini da mesi ha un’altra idea. Parolisi potrebbe essere sull’orlo del crollo. Indagato per omicidio volontario per gli inquirenti è scontato che non abbia raccontato la verità e ora l’attesa è che, magari grazie a un tracollo psicologico, possa finalmente dire quello che sa.
“Mi sono sentito indagato anche quando non lo ero – ha detto ai suoi avvocati così come riferisce Repubblica- ho provato a spiegare che non c’entravo nulla con la morte di Melania ma ogni mia parola è stata trasformata in sospetti contro di me”. Sull’orlo del crollo oggi, rinchiuso in carcere con un’accusa che potenzialmente potrebbe portargli una condanna a 30 anni. Sull’orlo del crollo nei giorni della scomparsa (e poi del ritrovamento) di sua moglie Melania. “Era in un imbuto”, ha sintetizzato il pm nella richiesta d’arresto al giudice. Un flash di quali fossero i rapporti tra lui e Melania e tra lui e Ludovica, l’amante, lo fornisce Parolisi stesso. “Melania mi umiliava – ha confidato allo zio della Rea, Gennaro, al suo fianco fino a qualche settimana fa – mi aveva perdonato il tradimento con Ludovica ma non aveva dimenticato. Ludovica per me invece era la comprensione”.
Ma secondo i messaggi su Facebook recuperati nelle indagini, Ludovica negli ultimi tempi s’era fatta pressante: da una parte quindi Melania che sapeva dei tradimenti, dall’altra Ludovica che spingeva per la separazione. In un imbuto del genere il corto circuito di Parolisi e, secondo la ricostruzione dell’accusa, il movente dell’omicidio. Marzo e aprile non sono stati mesi tranquilli per Salvatore. Un testimone attendibile ha raccontato di aver visto un uomo in mimetica, di circa 30 anni, in una Megan Scenic nera (quindi quasi sicuramente Parolisi) parlare al telefono quasi tutti i pomeriggi verso le 17,30 per 30-40 minuti. In un’occasione lo vide “piangere come un bambino”.