ASCOLI PICENO – E’ sembrato chiaro da subito agli inquirenti che il delitto di Melania Rea sia avvenuto in due tempi. Ma ora, dai primi risultati dell’autopsia, arriva la conferma non solo su come è morta Melania ma anche su cosa precisamente l’assassino ha fatto per uccidere e poi tentare di sviare le indagini.
Melania Rea è stata uccisa con 23 coltellate. Poi ci sono altri 10 colpi dati quando la donna era ormai cadavere. Ma inferti a distanza di ore dai primi. Insomma, l’assassino non ha semplicemente continuato a infierire anche quando la sua vittima era morta. Ha ucciso e dopo ore è tornato sul luogo dell’omicidio, rischiando di essere notato dai ricercatori che in quelle ore erano impegnati a ritrovare Melania. E’ tornato, forse la sera o forse di notte, per cerare di “sistemare” la scena del delitto. E quindi ecco spiegate quelle dieci coltellate in più, inferte su sangue già coagulato (la dimostrazione che sono arrivate a ore di distanza dalle prime, quelle mortali), per rendere ancora più efferato l’omicidio. Per disegnare quella sorta di svastica trovata sulla coscia. Per conficcare quella siringa sotto il seno sinistro e lasciare il laccio emostatico. Insomma l’assassino, chiunque sia, è uno che sa dominare molto bene le emozioni, capace di controllarsi al punto di ritornare dalla sua vittima e sfregiarla ulteriormente.
Un azzardo lo definiscono gli investigatori: l’assassino, per sviare i sospetti e concentrarli magari sul mondo della droga o su uno spietato serial killer, ha rischiato di essere scoperto. Nelle ultime ore molti dubbi si addensano su Salvatore Parolisi, anche se non bastano le scappatelle e qualche incongruenza per farne un assassino. La sera della scomparsa di Melania, Parolisi non ha dormito a casa sua ma da un amico, Raffaele. Questo ha raccontato di essersi svegliato all’alba il giorno dopo e di essere rimasto sorpreso: “Salvatore non c’era più, era uscito molto presto”. Per andare dove? In caserma così presto, prima dell’alba? Si sa che Salvatore ha trascorso il 19 aprile proprio in caserma, dove lavora, cosa che ha lasciato perplessi gli investigatori. In quei giorni Parolisi e la sua amante, si sono sentiti più volte. L’1 maggio lei lo chiama al cellulare ma lui la liquida subito. Poi la richiama da una cabina telefonica: Parolisi non è indagato, ma ha comunque paura di essere intercettato: deve sentire di avere gli occhi puntati addosso. Il fratello Rocco ha detto: “Basta, lo state massacrando”.