A Teramo, lo scorso 26 ottobre, il soldato napoletano si è visto condannare all’ergastolo dal gup Marina Tommolini, che lo ha ritenuto colpevole di aver ucciso con 35 coltellate, nel boschetto di Ripe di Civitella del Tronto (Teramo). Il processo, con il rito abbreviato, si è svolto secondo procedura a porte chiuse. Stavolta Parolisi, che fino a oggi non ha mai voluto parlare dinanzi ai giudici e tantomeno ai pm teramani Greta Aloisi e Davide Rosati dopo i primissimi interrogatori, chiede che vengano aperte le porte dell’aula dove sarà processato, ”per permettere alla gente di vedere come va il processo e capire tante cose”.
Non è escluso che questa richiesta sia il preludio di una partecipazione attiva dello stesso Parolisi, che cioè abbia deciso di fornire una sua ricostruzione o di fare dichiarazioni spontanee. La richiesta dell’imputato è attualmente al vaglio del presidente della Corte, che fino ad oggi non si è pronunciato. Chiedere un processo pubblico è diritto dell’imputato, anche se non vincola i giudici a concederlo.