TERAMO – Un’impronta insanguinata, lasciata quindi al momento del delitto, proprio vicino al cadavere di Melania Rea. E’ questa impronta di scarpe che potrebbe rivelarsi decisiva sul destino processuale di Salvatore Parolisi.
Parolisi, condannato in appello a 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie, aspetta con ansia dal carcere l’evolversi della vicenda. Piuttosto intricata a dire il vero. La difesa del caporalmaggiore dell’esercito ha infatti presentato una specifica istanza in Cassazione (il processo è in attesa del suo pronunciamento) perché sia presa in considerazione questa impronta, cosa che a detta della difesa renderebbe necessario un nuovo processo d’appello.
La corte d’Appello dell’Aquila non ha infatti ritenuto di dover analizzare questa impronta per il semplice fatto che non è stato possibile determinare con certezza quali scarpe indossasse Parolisi il giorno del delitto, il 18 aprile 2011. Ma l’avvocato di Parolisi, Nicodemo Gentile, ha voluto una perizia di parte su quell’impronta, e il risultato è sorprendente:
“Se, poi dovessero essere confermati i risultati preliminari di una consulenza di parte, che prospetta trattarsi di impronta di piccole dimensioni, sicuramente non superiore al numero 40, anche Parolisi, che calza il 43, verrebbe con certezza escluso. Questo elemento che, senza alcuna difficolta’, supera i rilievi della Corte di secondo grado, apre a scenari diversi, confermando la validita’ delle ragione della difesa che ha chiesto alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza appello anche sotto questo profilo rinviando al nuovo giudice affinche’ effettui un’analisi tecnica approfondita sull’impronta”.
L’impronta potrebbe confermare la presenza sulla scena del delitto di una persona che non è Melania (l’impronta non appartiene sicuramente a lei) e neanche Parolisi. Visto che si tratta di un’impronta piccola viene quindi da pensare a una donna. A questo punto il verdetto di Cassazione potrebbe confermare la sentenza d’appello rendendola definitiva e inappellabile. Oppure chiedere un nuovo processo d’appello, da celebrare in un’altra Corte. E a quel punto Parolisi potrebbe riprendere a sperare.