Il pezzo forte è un timer artigianale per l’innesco degli ordigni, ricostruito fedelmente sul modello di quelli utilizzati negli anni ’60 per far saltare i tralicci. Accanto all’innesco, una radio clandestina con la quale venivano diffusi i proclami, e altri attrezzi “rari”. E’ destinata a suscitare qualche polemica la piccola mostra allestita ieri a San Paolo Appiano, in provincia di Bolzano, patria del separatismo sudtirolese. L’esibizione ha accompagnato le tradizionali celebrazioni dei terroristi degli anni ’60 promossa dagli Schützen, l’associaizione che riunisce il corpo delle “guardie” tirolesi.
Al ricordo degli esponenti del periodo duro del separatismo, molte autorità locali e qualche espressione forte. «Roma non ha abbandonato l’idea della italianizzazione dell’Alto Adige, ma ha soltanto cambiato metodi. Dobbiamo cogliere il momento propizio e abbandonare questo Stato in decadenza», ha detto il capo della Heimatbund, la Lega patria dei separatisti, Sepp Mitterhofer, che ha invitato l’Svp «a rendersi conto che l’autonomia è un modello di fine serie che non ci dà garanzie». Alla cerimonia erano presenti il vicepresidente della Regione Trentino Alto Adige Seppl Lamprecht, l’assessore regionale Martha Stocker e il consigliere provinciale Georg Pardeller (tutti Svp), come anche i consiglieri provinciali Sven Knoll (Suedtiroler Freiheit) e Andreas Poeder (Union fur Sudtirol).
*Scuola di Giornalismo Luiss