MILANO – L’imprenditore edile Pierino Zammarchi, indagato nell’ambito dell’inchiesta della procura di Milano sul crac del San Raffaele, all’uscita dalla camera ardente di Don Luigi Verzè ha detto di non aver mai lavorato per il pubblico ”perché bisognava pagare. Io ho lavorato anche per Rotelli (considerato il ‘re’ della Sanità’ lombarda, colui che ha fatto l’offerta per il S. Raffaele), a San Donato, e anche lì si pagava la percentuale”.
Zammarchi ha parlato di ”un meccanismo che funziona da qualunque parte lavori: Roma, Milano, Sicilia, Sardegna”. Per quanto riguarda, invece, l’inchiesta sul San Raffaele: ”Questa e’ l’ultima delle cazzate. Non e’ stato fatto nulla di particolare”.
LA SMENTITA Giuseppe Rotelli, in una nota, precisa di non aver ”mai conosciuto il signor Zammarchi” ed ”esclude in modo categorico di avere mai ricevuto tangenti nella sua vita da chicchessia quanto meno dal signor Zammarchi”. L’imprenditore a capo del Gruppo ospedaliero San Donato che ha presentato un’offerta da 300 milioni di euro per il salvataggio del San Raffaele risponde cosi’ alle accuse dell’imprenditore edile Pierino Zammarchi.
Rotelli aggiunge, inoltre, ”di aver dato mandato ai propri legali Marco De Luca e Giuseppe Lombardi di prendere tutte le iniziative legali necessarie e opportune per tutelare la sua onorabilita”’.