Il diabete in Italia è sempre più giovane: sono ormai poco più di 15mila i bambini sotto i 14 anni colpiti da diabete di tipo uno, quello appunto giovanile, e oltre 60mila i giovani pazienti dai 15 ai 30 anni.
Ogni anno sono circa 150 bambini sotto i 14 anni ai quali viene diagnosticato il diabete, e in un caso su dieci si tratta di figli di migranti che hanno assunto stili di vita occidentali.
Questo ritratto della stato della malattia in Italia risulta dallo studio Ridi sui dati dei registri nazionali sul diabete di tipo uno in collaborazione con i Servizi diabetologici pediatrici.
L’età media delle persone colpite si abbassa, con conseguenze per la vita di un numero crescente di ragazzi e con costi diretti e indiretti che gli esperti non esitano a definire preoccupanti.
Già oggi le cure per questi malati si aggira intorno al 10-15 per cento delle spese sanitarie complessive. Negli ultimi 20 anni le nuove diagnosi sono passate da 9 a 14 casi ogni centomila abitanti, con un incremento del 3 per cento annuo.
E sono saliti alle stelle anche i costi del diabete: per ogni paziente si spendono ogni anno oltre 3300 euro. Quel che preoccupa è proprio l’aumento dell’incidenza, negli ultimi 20 anni, del diabete giovanile.
Sono forti anche le differenze geografiche: il rischio infatti è circa quattro volte superiore in Sardegna e circa doppio nella Provincia di Trento. Gli esperti rivelano anche che le nuove diagnosi di diabete di tipo uno riguardano soprattutto i figli di migranti. “Il miglioramento delle condizioni di igiene nei primi anni di vita possa aver reso i giovani più esposti alle malattie autoimmuni, tra cui il diabete tipo 1 – spiega Paolo Cavallo Perin – Nei figli di migranti questo effetto potrebbe essere ancor più dirompente, perché le abitudini alimentari drasticamente cambiate rispetto al Paese d’origine”.
Il “colpevole” è da cercare in alcuni fattori fra cui sicuramente c’è l’obesità: in Italia quasi il trenta per cento dei bambini e degli adolescenti è sovrappeso od obeso.
Una parte di responsabilità – dice Raffaella Buzzetti, docente di Endocrinologia all’Università “La Sapienza” di Roma – potrebbe averla anche il peso alla nascita: neonati di 4 chili ed oltre hanno un rischio aumentato di sviluppare il diabete tipo 1.
Anche l’età della madre sembra importante: ogni incremento di 5 anni nell’età della madre al momento del parto, il rischio di diabete tipo 1 per il nascituro aumenta del 5 per cento.
Sono notevoli anche i risvolti economici della malattia: sono ben 70mila i ricoveri annui per diabete e per complicanze quali ictus e infarto, retinopatia diabetica, insufficienza renale e amputazioni degli arti inferiori. Il diabete determina, a tutt’oggi, il 10-15 per cento dei costi dell’assistenza sanitaria in Italia.
