Il primo episodio contestato è quello della tentata nomina a difensore di Michele Misseri di Gianluca Mongelli, su cui pende un’altra richiesta di rinvio a giudizio. Nella prima fase delle indagini zio Michele è difeso dall’avvocato d’ufficio, Daniele Galoppa. Tra interviste televisive e polemiche l’avvocato prova a difendere chi, agli occhi dell’opinione pubblica, appare “indifendibile”. A settembre, però, in carcere arriva un telegramma: lo riceve Michele Misseri e arriva dal fratello Carmine. Il telegramma gli raccomanda, “per difendersi meglio” di accantonare Galoppa e assumere un avvocato di fiducia, ovvero Mongelli. La tesi della Procura è che l’avvocato in questione fosse sì di “fiducia” ma per Sabrina e non per Michele. Tutto questo, infatti, succede nei giorni dei continui cambi di versione di Michele Misseri. Galoppa intravede la possibilità che il colpevole sia un altro, la difesa di Sabrina, invece, sembra interessata a spezzare questo filo difensivo.
C’è poi quello che per gli inquirenti è un depistaggio estorto attraverso le minacce. E’ sempre Russo, quello che secondo il gip di Taranto “ha mostrato di esercitare il suo mandato difensivo con assoluto disprezzo delle fondamentali regole professionali”, a doverne rispondere.
Per i pm il quadro è semplice: Russo ha bisogno di allontanare i sospetti da Sabrina. Per questo convoca Ivano Russo, amico di Sabrina e Sarah già sentito in precedenza dai carabinieri e gli fa capire che gli inquirenti sospettano di lui e si apprestano addirittura ad arrestarlo. L’unico modo per tirarsi fuori dall’impaccio, avrebbe spiegato l’avvocato al ragazzo, è scaricare indirettamente i sospetti su una terza persona, l’amica arrivata a casa Misseri subito dopo il delitto, Mariangela Spagnoletti.
La linea d’azione, secondo i pm è duplice: prima Ivano Russo avrebbe dovuto raccontare di un innamoramento della Spagnoletti nei suoi confronti e poi avrebbe dovuto indurre gli inquirenti a sospettare di lei o almeno a renderla poco credibile. Nella ricostruzione di quelle ore fatta dalla Spagnoletti, infatti, c’era più di un elemento contrastante con la versione di Sabrina.
Quando telegrammi e minacce non bastano, secondo l’accusa, Vito Russo non esita a distruggere documenti. E’ il caso di una parte del verbale e delle registrazioni audio, del colloquio avuto con Ivano Russo. L’avvocato ascolta il testimone insieme alla moglie, Emilia Velletri (il terzo avvocato che rischia il rinvio a giudizio). Ad un certo punto, è la tesi dei pm, Ivano Russo racconta qualcosa che “non conviene a Sabrina”. A fine colloquio i due strappano la parte del verbale “controverso” e cancellano addirittura le trascrizioni audio.
Il quarto avvocato che rischia il processo è Francesco De Cristofaro, per un breve periodo difensore (di fiducia) di Michele Misseri. Il presunto reato si consuma a febbraio 2011 dopo che, su indicazione di Valentina Misseri (la sorella di Sabrina) “finalmente” Michele scarica Galoppa e assume come avvocato di fiducia proprio De Cristofaro. Da quel giorno la strategia di Misseri cambia: lo zio di Sarah torna con frequenza ad accusarsi in prima persona del delitto, chiede perdono alla figlia Sabrina, scrive dal carcere chiedendo di lasciar andare una ragazza innocente. Alla fine sarà invece Misseri ad essere prima scarcerato (a maggio) e poi prosciolto, lo scorso 6 settembre, dall’accusa di omicidio.
Prima di questo De Cristofaro, secondo la Procura, cerca di convincere Misseri ad accollarsi una volta per tutte l’omicidio. Gli chiede di non cambiare più versione e di accusarsi anche dello stupro (mai avvenuto) di Sarah: “Pure che non c’è stata violenza – dice nei verbali l’avvocato a Misseri – tu hai detto che è stata violentata… che l’hai fatta, eh… nuda. Devi dire lo stesso e poi, quando dicono perché hai detto così e poi non l’hai detto più? Che me lo ha detto l’avvocato e la criminologa, di non dirlo più che non è vero”. Insomma, secondo l’accusa, De Cristofaro più che nell’interesse di Michele avrebbe agito in quello di Sabrina e Cosima Misseri.
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