Sarah Scazzi. Scuse, mimi, contraddizioni, lacrime: le 11 ore di Michele Misseri

Michele Misseri mostra la corda e mima l’omicidio di Sarah Scazzi (foto Ansa)

TARANTO –  Undici ore di parole. Undici ore in cui chiede scusa alla mamma di Sarah Scazzi. Undici ore in cui si contraddice, cerca di mimare l’omicidio, poi vacilla e si nasconde dietro i ‘non ricordo’. Quello di Michele Misseri è un nuovo show.

Il contadino di Avetrana, interrogato per undici ore (un’ora è stata la pausa pranzo) in qualità di testimone nel processo per l’omicidio della nipote Sarah Scazzi, ha risposto con aria di sfida alle domande dei pubblici ministeri. ”Non volete la verità. Solo io sto facendo la verità per quella poveretta. Io l’ho ammazzata una volta, voi chissà quante volte l’avete ammazzata”. Affermazioni che hanno costretto la presidente della Corte d’Assise, Rina Trunfio, ad ammonire il teste, chiedendogli di non parlare a ruota libera.

Così come aveva fatto mercoledì scorso, Misseri ha sostenuto di aver ucciso da solo Sarah e di aver accusato ingiustamente la figlia su suggerimento del suo ex legale Daniele Galoppa e della criminologa Roberta Bruzzone, all’epoca consulente di parte. Anche mercoledì 12 dicembre ha utilizzato il plurale descrivendo le fasi successive dell’omicidio. ”Ho preso i vestiti di Sarah dopo aver gettato il cadavere nel pozzo quando ce ne siamo andati”. L’ennesima gaffe del contadino, che si e’ espresso come se qualcuno lo avesse aiutato a occultare il corpo della ragazzina. Sono state innumerevoli le contestazioni da parte dei magistrati perché ogni volta che viene interrogato, Misseri aggiunge particolari diversi.

Mentre il pm Mariano Buccoliero cercava tra i verbali il contenuto di una intercettazione, zio Michele ha preso dalla tasca della sua giacca una corda e si è alzato per mimare le fasi dell’omicidio. Ancora una volta è intervenuta la presidente che ha invitato l’agricoltore a rispondere alle domande senza fare commenti. Misseri si è nuovamente seduto e ha ripreso il suo racconto, sempre più dettagliato. ”Ho utilizzato la corda perché era appoggiata sul trattore. Se avessi avuto il cacciavite, avrei preso il cacciavite”.

Il contadino ha poi ricordato l’interrogatorio del 5 novembre 2010. ”Nel verbale c’è scritto cosa ho detto io, ma non cosa mi dissero di riferire”. In questo modo è tornato ad accusare il primo difensore, Galoppa, e la criminologa Bruzzone, nominata consulente, sostenendo di essere stato indotto da loro ad accusare sua figlia Sabrina. Per questo la criminologa nei giorni scorsi lo ha nuovamente querelato. In aula sono state ascoltate fino a sera anche le intercettazioni ambientali piu’ significative e dopo ore di interrogatorio, Misseri e’ crollato. Ha pianto e ha cercato di giustificarsi: ”Chiedo perdono a tutti, non solo alla mamma di Sarah, che dopo tutto ha perso una figlia e io sono nei panni suoi. Devo parlare anche per gli innocenti che stanno in carcere”. E’ stato l’unico momento di commozione che si è concesso il testimone. L’ennesimo colpo di scena. O di teatro. La prossima udienza è fissata per il 18 dicembre con le richieste di integrazione probatoria.

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Emiliano Condò