Sarah Scazzi, un anno dopo un mesto pellegrinaggio alla tomba

AVETRANA, 26 AGO – Marisa ha quattro anni. Entra nel cimitero preceduta dai suoi riccioli biondi. Ha in mano una rosa bianca e, come un soldatino, segue sua madre che regge un vistoso mazzo di fiori. Tutte e due si avvicinano alla tomba-monumento dedicata a Sarah Scazzi, sistemano i fiori in un grosso vaso e si fermano per qualche attimo, come in preghiera. E' solo uno dei tanti simboli silenziosi del mesto pellegrinaggio che tante persone, soprattutto donne e bambini, hanno compiuto oggi sulla tomba della piccola Sarah, scomparsa e uccisa ad Avetrana esattamente un anno fa, il 26 agosto 2010.

Il pellegrinaggio e' inarrestabile ma composto. Ci sono turisti torinesi che si raccolgono in preghiera. C'e' una coppia di cittadini svizzeri che porta una pianta sulla tomba. Ci sono poi tanti curiosi, anche non avetranesi,che confessano di essere rimasti a lungo sotto choc per la tragica fine di Sarah. Ma ci sono anche le amiche di sempre della quindicenne, come Francesca ('la tua amica del cuore', scrive su un messaggio) e Antonella che hanno sistemato accanto alla lapide un piccolo manifesto disegnato su un cartoncino rosa dal titolo: 'Sarah, per non dimenticare'. Sul cartellone sono incollate tre fotografie della quindicenne ritratta mentre abbraccia due gattini. ''Un anno senza di te, senza il coraggio di parlare… – è scritto – paura di qualcuno che ha trasformato la tua luce in tenebre… La verità non si ha il coraggio di dirla e nel silenzio, passo dopo passo, emergerà ciò che è nascosto. Non si può tenere un macigno sul cuore rendendosi prigionieri di se stessi. L'unica certezza: riabbracciarti un giorno!''.

Parole richiamate dal parroco, don Dario De Stefano, nella messa celebrata stasera in suffragio della 15enne nella chiesa del Sacro Cuore. Il sacerdote ha duramente condannato la menzogna e ha invocato la verita'. "Preghiamo per Sarah – ha detto nell'omelia – in un giorno così triste per tutti noi ma colmo di speranza, affinché il Signore la custodisca nel suo cuore e doni alla nostra comunità giorni di pace". Il sacerdote, dopo aver letto la parabola delle 10 Vergini, ha detto che "la menzogna è l'origine di ogni male perché genera falsità e confusione". "Abbiamo bisogno – ha spiegato alla sua comunità – di riempire le lampade dell'olio della verità per far luce su noi stessi, su ciò che siamo e su ciò che facciamo nei confronti degli altri. Solo la verità di Cristo libera il cuore e ci restituisce all'autenticità della vita". La Chiesa era colma di fedeli. Era assente la mamma della 15enne, Concetta, Testimone di Geova, ma erano presenti, tra gli altri, il papà e il fratello di Sarah, Giacomo e Claudio, il sindaco della città, Mario De Marco, e Mariangela Spagnoletti. Proprio Mariangela stamani ha deposto sulla tomba di Sarah un mazzo di fiori bianchi artificiali. La ragazza era amica di Sarah e di Sabrina Misseri, la cugina e presunta assassina della quindicenne. Ora e' la testimone chiave del processo. Con Sarah e Sabrina, il pomeriggio dell'omicidio, aveva appuntamento per andare al mare. Ma Sarah non arrivo' mai al quell'incontro. Dopo le sue dichiarazioni cominciarono ad emergere le tante bugie dette sulla sorte di Sarah e si arrivo' all'arresto per omicidio di Sabrina e di sua madre Cosima. 'Resterai per sempre nei nostri cuori', scrivono sul biglietto che accompagna i fiori Mariangela e sua sorella Alessandra.

A far da custode alla tomba della figlia e' per tutta la mattinata papa' Giacomo, proprio lui che ha costruito tra le lacrime quel piccolo monumento dopo il ritrovamento del corpo della sua figlia piu' piccola. Ne' Giacomo ne' sua moglie Concetta vogliono rilasciare dichiarazioni, mamma Concetta si e' chiusa in un mutismo quasi assoluto dal quale trapela che lunedi' prossimo, quando comincera' l'udienza preliminare nel tribunale di Taranto, sara' in aula ''perche' – dice – voglio guardare in faccia mia sorella e mia nipote''. Concetta ripete il solito manta: "Sto ancora aspettando Michele. Casa mia è qui. Ma io – dice – voglio la verità. Se deve continuare a ribadire le sue frottole può starsene tranquillamente da solo o con la sua famiglia". E Michele pare che abbia scelto quest'ultima strada perche' ha trasformato la sua villa in un 'bunker verde': ha rimosso dal citofono il suo cognome e ha ricoperto e innalzato il cancello e la recinzione esterna con una rete metallica alla quale ha legato un telo verde di nylon che scherma completamente dall'esterno la vista nella casa dell'orrore. Finora al cimitero il contadino di Avetrana non si e' affacciato neppure una volta. C'e' pero' chi giura di averlo visto passare in auto piu' volte e di averlo colto mentre guardava verso l'ingresso, dove si trova la tomba della nipote. Ma forse si tratta di una leggenda.

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Elisa D'Alto