ROMA – L’equipaggio della Savina Caylyn รจ ostaggio dei pirati da 121 giorni a largo della Somalia. Tra loro due italiani sono rimasti sulla nave, altre tre portati a terra. Sono terrorizzati e rassegnati. Antonio Verrecchi, direttore di macchina, dice a ‘Repubblica’: “I pirati sono convinti che ci sono delle scorte di gasolio nascoste sulla nave. Non รจ vero. Ma se non dico dove sono, mi torurano”. Perchรฉ questi marinai, spinti dalla destinazione, hanno deciso di lanciare un altro appello, hanno scritto una lettera e hanno chiamato ‘Repubblica’ per diffonderla.
Legge il comandante Lubrano: “A centoventuno giorni dalla cattura non riusciamo ancora a scorgere uno spiraglio di luce che indichi la fine di un incubo. Siamo ancora vivi, ma allo stremo delle nostre forze fisiche e mentali. La sera ci addormentiamo in preghiera non sapendo se la mattina saremo ancora vivi. Vi chiediamo pietร e aiuto per dei poveri fratelli sfortunati. Siamo caduti involontariamente in questa tragedia, non abbiamo commesso alcun crimine, non meritiamo questa sorte… Siamo cittadini italiani come voi”.
“Sapete – continua – ieri i pirati somali hanno litigato tra loro perchรฉ non arriva il riscatto e cโรจ stata una sparatoria a bordo. Uno dei pirati รจ rimasto ferito e ha avuto una forte emorragia. Lo abbiamo soccorso e medicato, ora sta meglio. Nessun altro รจ stato colpito, ma da quel momento lโequipaggio รจ nel panico. Potrebbe succedere anche a qualcuno di noi. Le umiliazioni che siamo costretti a subire aumentano di giorno in giorno. Siamo costretti a fare tutto davanti ai pirati, non abbiamo alcuna privacy e cโรจ sempre un fucile puntato addosso. Il gasolio sta per finire e resteremo al buio, non potremo fronteggiare nessuna emergenza e certo non ci sono scorte nascoste. Dunque chissร cosa ci aspetta. Non solo. Ci sono i venti monsonici e rischiamo di collidere con le altre tre navi sequestrate che si trovano a poca distanza. Con una inevitabile perdita di vite umane. Per tutto questo aiutateci, siete la nostra sola speranza”.
