SAVONA – Portuali, operai, insegnanti, impiegati… sono tutti scesi in piazza a Savona per lo sciopero generale proclamato da Cgil, Cisl e Uil. Non succedeva dal 1984, sono migliaia e protestano contro la drammatica situazione occupazionale in tutta la provincia. La città è paralizzata: si sono mobilitati tutti i settori, dalla sanità ai trasporti, dalla scuola alla funzione pubblica. Insieme coi lavoratori di tutte le industrie: Bombardier, Tirreno Power, a Piaggio Aereo, ecc.
L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata proprio la vertenza Tirreno Power. La crisi della centrale ha ormai travalicato i confini di Vado Ligure, per estendersi a livello nazionale: l’azienda ha infatti annunciato di voler aprire una procedura di cassa per crisi. A rischio, dicono i sindacati, non sono solo i dipendenti diretti della centrale, ma anche tutti quelli dell’indotto, da quelli che si occupano delle attività di manutenzione, alle imprese di pulizia, ai nastri-forno, agli addetti alla mensa. Migliaia di persone che lavorano all’ombra della centrale e che quotidianamente vivono sulla loro pelle cosa vuol dire il blocco della centrale.Una delegazione composta dai segretari provinciali Cgil, Cisl e Uil di Savona, Fulvia Veirana, Claudio Bosio e Giuseppe Giangrande, ha incontrato il prefetto Gerardina Basilicata per presentare le richieste al governo.
“La nostra è una situazione di vera emergenza – ha detto Fulvia Veirana della Cgil – Il caso Tirreno Power, ad un mese dal sequestro degli impianti a carbone, è l’ultima ferita aperta in tessuto economico e sociale già fortemente provato. Ci sono poi i casi della Piaggio, di altre aziende più piccole che gravitano anche in Valbormida. Il numero dei disoccupati è in costante aumento. Il governo deve fare la sua parte perché Savona è una delle città maggiormente colpite dalla crisi e non vediamo alcun margine di uscita se a livello centrale non verranno prese al più presto delle contromisure. Savona non può morire così”.
Questi i numeri dell’emorragia di lavoro:
“La situazione – dicono i tre segretari – è da allarme rosso: in provincia le persone senza lavoro sono 30 mila, 32 mila le famiglie che vivono in stato di povertà, tantissimi i giovani senza opportunità e lavoratrici e lavoratori di 40-50 anni espulsi dal mercato del lavoro e con quasi nessuna possibilità di rientro. Le grandi aziende hanno difficoltà, l’edilizia è ferma, i consumi si sono ridotti, l’artigianato è al collasso”.
I sindacati chiedono un intervento deciso del governo con investimenti specifici sul rilancio delle produzioni e per la copertura degli ammortizzatori sociali. Tra le priorità, la convocazione urgente dei tavoli di crisi interministeriali che riguardano l’economia e le vertenze della provincia.