Eugenio Scalfari ha vinto in appello la causa contro Stefania Craxi che l’aveva denunciato per diffamazione. I giudici hanno assolto con formula piena il fondatore diRepubblica “perché il fatto non costituisce reato” e il direttore Ezio Mauro (denunciato per il reato di “omesso controllo”) perché “il fatto non sussiste”. Nell’articolo, pubblicato su una rubrica del Venerdì, Scalfari (rispondendo a un lettore all’indomani della testimonianza resa da Silvio Berlusconi alla procura di Milano), aveva espresso le sue valutazioni su come Bettino Craxi aveva operato ai tempi della vicenda Sme. Per i giudici di secondo grado ha esercitato il “diritto di critica”.
L’articolo in questione è datato al 16 maggio 2003. Scalfari aveva scritto: “Craxi interveniva direttamente nel mondo del business come nessun presidente del Consiglio aveva mai fatto”, specificando che “intervenne con mezzi illeciti per impedire la vendita della Sme”. La sua tesi difensiva è stata questa: la frase sui “mezzi illeciti” usati da Craxi non era una denuncia penale, ma la segnalazione di un comportamento politico e istituzionale non opportuno da parte dell’allora presidente del Consiglio.
La vicenda Sme riguarda la mancata vendita della società (che faceva parte del comparto agro-alimentare dell’IRI, il cui presidente era Romano Prodi) alla Cir di Carlo De Benedetti. Lo svolgimento del processo ha avuto una notevole rilevanza mediatica, anche per la rilevanza degli imputati, tra i quali Silvio Berlusconi e Cesare Previti.
Nel 1985 l’Iri e la Buitoni (società appartenente al gruppo CIR) raggiunsero un’intesa per la vendita del 64,36% del capitale sociale della Sme ad un valore ritenuto inferiore rispetto a quello di mercato.