ROMA – Una seconda persona, con il casco in testa, e una seconda pistola. Nello scontro tra ultras romanisti e napoletani si inserisce un nuovo testimone, un tifoso partenopeo, che racconta come a Tor di Quinto, oltre a Daniele De Santis, ci fosse un’altra persona con un casco in testa che impugnava un’arma e ha esploso colpi in aria.
La ricostruzione per la Digos e la procura, però, non cambia: è stato De Santis a sparare a Ciro Esposito, e l’arma trovata è una sola. Ricostruzione confermata nella mattinata di mercoledì dal questore Massimo Maria Mazza: “A quanto ci risulta la pistola usata è una sola”, le sue parole.
Qualche dubbio, però resta. Anche perché l’esito dello stub sull’indagato è “compatibile ma non positivo”, non sono presenti tracce di tutte e tre le particelle (piombo, antimonio e bario) previste dall’esame, ma soltanto di due.
L’accertamento, che non costituisce comunque una prova, sposta poco per gli inquirenti, ma apre il varco alle obiezioni dei legali, che hanno già annunciato una perizia balistica, e suscita qualche dubbio. Soprattutto alla luce di una testimonianza: il tifoso napoletano, arrivato a Roma con Ciro Esposito, racconta di avere visto un altro uomo armato nel gruppo di De Santis. Avrebbe sparato in aria. Ci sarebbe una seconda arma. Ma agli atti, al momento, a parte le dichiarazioni del supporter azzurro, non c’è traccia di un altro uomo armato.
Saranno forse i prossimi accertamenti a dare qualche risposta, anche se la scena del delitto è stata contaminata e la pistola 7.65 con matricola abrasa è passata per tante mani. Il primo esito sulle tracce di Dna dovrebbe arrivare già sabato 10 maggio. Quindi lo stub sugli abiti di De Santis e l’esame sull’unico proiettile, il quinto, rimasto inesploso. Le pallottole sono artigianali e l’accertamento potrebbe, in qualche modo, spiegare l’esito non del tutto positivo dello stub.
Al pm Antonino Di Maio intanto è stato affiancato anche il sostituto Eugenio Albamonte, del gruppo terrorismo. La procura intende appesantire le contestazioni a carico degi indagati, forse con l’ipotesi di turbativa di ordine pubblico. Intanto vengono valutate anche le testimonianze dei titolari del Ciak 2000 che hanno soccorso De Santis e preso per primi la pistola, adesso le loro iniziali dichiarazioni risulterebbero contraddittorie.
Secondo la testimonianza, insieme a De Santis, a lanciare petardi ai tifosi napoletani ci sarebbero state almeno altre otto persone. E uno di loro era armato, con casco integrale, era armato. Altri testimoni e un video confermano la presenza di romanisti col casco integrale. Adesso il testimone racconta che uno di looro avrebbe esploso dei colpi in aria. Una circostanza che si collocherebbe, quindi, in una fase precedente a quella del ferimento di Esposito. Del resto, nel video girato col telefonino da un supporter azzurro e consegnato alla Digos si sentono, ma non si vede chi li esplode, soltanto quattro colpi di pistola. E quattro sono i bossoli trovati, tutti compatibili con l’arma, cosegnata dai titolari del Ciak che hanno soccorso De Santis dopo l’aggressione a colpi di spranghe dei tifosi napoletani e la sparatoria. Le verifiche sono comunque in corso.
Almeno tre persone hanno toccato la beretta 7.65, con matricola abrasa che ha sparato quattro colpi ferendo tre tifosi napoletani. Le impronte non sarebbero state comunque rilevabili, per le cattive condizioni dell’arma, mentre l’esame sulle tracce di Dna potrebbe fornire qualche risposta. Fondamentale sarà invece lo stub sugli abiti di Daniele De Santis, mentre gli inquirenti hanno anche disposto l’accertamento sulla mano sinistra: nessuno sa se l’ultra romanista sia mancino. Ma soprattutto quello sull’unico proiettile rimasto inesploso, ricaricato artigianalmente come gli altri quattro che hanno ferito i tifosi napoletani. Non si conosce ancora la composizione della polvere utilizzata e l’accertamento potrebbe forse spiegare l’esito non del tutto positivo dello stub.
Oggi, 7 maggio, De Santis sarà davanti al gip Giacomo Ebner e potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere, sostengono gli avvocati Tommaso Politi e Michele D’Urso, che hanno già individuato i consulenti in vista di una perizia balistica “per far luce su quanto realmente accaduto”.