L’Eni minaccia di fermare il dissalatore di Gela, se la Regione Sicilia non paghera’ i debiti pregressi (140 milioni), e la societa’ a capitale misto Siciliacque risponde a stretto giro di posta, comunicando di non avere piu’ bisogno dell’acqua dissalata per i prossimi 2 anni, dal momento che le dighe sono piene. Lo ha fatto con una lettera inviata alla raffineria di Gela ed all’impresa ‘Pietro Di Vincenzo’, invitando entrambe le aziende a fermare gli impianti che gestiscono per conto della Regione: quello ad ‘osmosi inversa’ ed il ‘quinto modulo bis’.
La direzione del petrolchimico ha convocato in serata i sindacati confederali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil, comunicando loro che, una volta fermato il dissalatore, dovra’ spostare il personale (18 operatori) in altri impianti.
Le organizzazioni sindacali ed il consiglio di fabbrica hanno chiesto all’azienda di sapere se le apparecchiature avranno un presidio tecnico e se saranno messe in stato di conservazione, pronte a ripartire in caso di emergenza idrica alle dighe. L’Eni ha confermato quanto aveva comunicato alla Regione con la lettera di fine ottobre: occorreranno 8 mesi prima che il dissalatore possa tornare al livello massimo di produzione.