Scoppia un nuovo caso Telecom. Ad essere incriminate, ora, sono le sim dei cellulari. Cinque milioni e mezzo di schede sim di Telecom a fine 2008 erano fuorilegge. Su 28 milioni di carte prepagate (e altre 6,7 milioni in abbonamento), una su cinque violava il codice delle comunicazioni elettroniche, che prescrive di rilevare i dati personali – carta d’identità e codice fiscale – dell’acquirente di una sim telefonica.
Lo scrive “La Stampa” spiegando che si trattava di una vera e propria truffa messa in atto da rivenditori e manager con l’implicazione che le schede potessero venire utilizzate per scopi illeciti, perché non associate al vero proprietario come prescrive la legge.
In alcuni casi la truffa diventa addirittura comica. Un testimone racconta che durante le verifiche spunta fuori al posto dei documenti la foto di Marilyn Monroe e quella dell’Uomo Ragno.
Il 31 marzo scorso è stato avviato il controllo sistematico di tutte le schede irregolari. «Un lavoro immane» lo definisce l’amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabè. La conclusione è arrivata solo pochi giorni fa: 4,5 milioni di schede cancellate, mezzo milione alle quali è stata inibita la ricarica e un milione circa quelle regolarizzate.
Ma ecco come è andata. Il sistema di incentivazione dei rivenditori di sim Telecom Italia prevedeva, fino al 2008, un sistema di premi sulla base delle sim attivate. Più sim vendi, più guadagni. Tutto funzionava a meraviglia fino all’inizio del 2008, quando una serie di verifiche interne fatte a campione fa emergere delle irregolarità.
Parte un’indagine interna curata dalla Ti Audit & Compliance. La Ti Audit esamina le sim vendute nel 2007 e il 4 luglio del 2008, quando consegna i risultati, il fenomeno emerge in tutta la sua ampiezza. «Assenza di documenti d’identificazione dei clienti nell’archivio aziendale (la cui acquisizione è obbligatoria per legge) per il 55,1% delle utenze prepagate intestate nel 2007». Oltre 4 milioni su 8,097 milioni di sim vendute quell’anno.
Il rapporto indica i rischi per l’azienda («non rispondenza alla normativa di riferimento») e assegna il livello massimo («critico»). Indica una serie di misure da intraprendere per evitare la frode su larga scala ai danni dell’azienda, dando appuntamento a un successivo audit per fare il punto sulla loro efficacia. Vengono anche indicati i responsabili delle azioni da compiere: per la parte delle rete commerciale è il capo, Lucio Golinelli.
«Adesso siamo assolutamente tranquilli – ha assicurato Bernabè intervistato dal quotidiano – in questa vicenda siamo parte lesa e il danno più grave, per noi, è quello causato da una politica commerciale del passato sbagliata nelle forme e negli obiettivi che ha portato i singoli a truffare l’azienda, cercando scorciatoie e truffando invece di lavorare sodo per competere sul mercato».
Questo ha portato a rivedere tutte le procedure, il sistema di controllo e alla decapitazione della struttura commerciale riferisce il manager. Telecom ha inoltre disdetto i contratti con un migliaio di rivenditori e fatto decine di denunce. I danni ammontano ad alcune decine di milioni.