
ROMA – Ancora poche ore a disposizione, poi anche la fase B del piano straordinario di assunzione previsto dalla “Buona scuola” sarà completata. I docenti precari che hanno ricevuto una proposta di assunzione in questa fase dovranno comunicare la loro decisione entro domani, 11 settembre, alle 23.59. Finora, su 8.776 proposte inviate dal Ministero dell’Istruzione, oltre circa 8200 sono state accettate (pari al 93,4%). Solo in 16 hanno detto no.
Un passaggio delicato, la fase B, che in queste ultime settimane ha sollevato diverse polemiche da parte di docenti precari e sigle sindacali. “Casus belli” l’obbligo, da parte del candidato, di elencare, in ordine di preferenza, tutte le provincie italiane come possibile destinazione lavorativa. Si è parlato quindi di “deportazione” di insegnanti, definizione in seguito stigmatizzata dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che ha dimostrato anche come la mobilità per quest’anno scolastico fosse inferiore a quella dell’anno passato e comunque finalizzata a un posto fisso e non a supplenze.
Nella fase B sono circa 7 mila i candidati a cui è stato proposto un lavoro “lontano da casa”: chi accetta per un po’ dovrà abbandonare figli e famiglie e trasferirsi. Il grosso degli spostamenti avverrà dal Sud-Isole a Centro-Nord. Intanto il nuovo anno scolastico sta ripartendo. Dopo le campanelle suonate in questi giorni a Bolzano, in Molise e a Trento, tra lunedì, martedì e mercoledì tutta Italia sarà di nuovo sui banchi.
Tra il caos supplenti, hanno denunciato ieri i presidi (“urgono correttivi per la nomina delle supplenze”), e le nuove immissioni in ruolo. Dopo la fase B, infatti, è attesa anche una fase C, quella destinata al potenziamento. Oltre 55 mila i posti a disposizione in quel frangente, dopo i 38 mila individuati nel corso delle prime tre fasi. Ma, stabilizzazioni a parte, la “Buona scuola” è ancora al centro della polemica.
Secondo i calcoli effettuati dai sindacati, sulla base dei numeri diffusi dallo stesso ministero, alla fine della partita resteranno non assegnate almeno 22mila cattedre delle 102mila ipotizzate all’inizio dal governo. Cattedre che andranno ad ingrossare le fila dei precari – almeno 60mila supplenti d’istituto che continueranno ad ottenere per un altro anno l’incarico – che l’esecutivo voleva cancellare, per assicurare maggiore stabilità alle scuole. (Salvo Intravaia, La Repubblica).