ROMA – A tre giorni dal voto finale, atteso per mercoledì 20 alla Camera, sul ddl Buona Scuola pende come una spada di Damocle sulla fine dell’anno scolastico il blocco degli scrutini annunciato dai Cobas. Molto più che una minaccia, una possibilità concreta dinanzi alla quale non c’è precettazione che tenga: a fermare una classe basta che un mal di testa colga all’improvviso anche uno solo dei docenti, con successiva visita dal neurologo, e il certificato medico ammortizzerà ogni eventuale conseguenza. Ma non solo, la storia ci insegna che di trucchi per boicottare i giudizi ce ne sono parecchi: se li sono inventati alla vigilia di un’altra stagione di lotte, a fine anni 80. Ne parla Fabrizio Caccia sul Corriere della Sera: era una sera di primavera del 1988 quando un gruppo di prof si tuffò nelle acque gelide del laghetto Eur. L’indomani mattina erano tutti a letto con la febbre, superarono indenni le visite fiscali e gli scrutini slittarono di giorni. Lo chiamarono “party endemico“, riporta Caccia, e non è escluso che ricapiti.
Un altro trucco, scrive il Corriere, è quello dello “sciopero deontologico“: nessuna assenza sospetta ma protrarsi degli scrutini ad libitum. Come? Basta che ognuno dei 10 prof del consiglio di classe si metta a parlare per ore dei singoli candidati, col risultato che per valutare una sola classe ci vorranno settimane.
Il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi però assicura: “Noi non stiamo giocando a nasconderci né vogliamo la prova muscolare col governo. Crediamo anzi che la lotta contro il ddl Renzi debba andare avanti a viso aperto, con la massa di consenso più larga possibile, compresi sperabilmente i confederali e quelli di Gilda e Snals, perché altrimenti se il numero di chi protesta non è adeguato, anche trucchi e trucchetti alla fine non funzionano”. Ma al momento gli altri sindacati non rispondono all’appello: protestano, ma in altri modi. Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda hanno organizzato un presidio a piazza Montecitorio: lunedì e martedì dalle 16.00 e il 20 dalle 9, un’iniziativa pubblica e aperta a tutto il mondo della scuola e alla società civile, a microfono aperto con interventi a staffetta.
Per premunirsi però dalle multe del Garante Bernocchi ha già previsto una “cassa di resistenza“, un fondo comune per ammortizzare la protesta ad oltranza, pagando tutti insieme per le spese di ognuno.