Nello stesso giorno incroceranno le braccia tutti i lavoratori del pubblico impiego e protesteranno pure gli insegnanti del Coordinamento Precari Scuola (Cps) che sfileranno con un loro corteo. Dieci giorni dopo, il 21 dicembre, un altro sciopero coinvolgerà il mondo della scuola: quello degli statali indetto dalla Uil.
Il settore, spiega la Flc, è «al centro di una gigantesca operazione di ristrutturazione con la quale, oltre alla riduzione delle risorse e ai tagli al personale, viene mortificato il lavoro, vengono ridotti gli spazi di contrattazione e di democrazia, viene smantellata la scuola, l’università e la ricerca. Si pregiudica, in questo modo, il diritto universale dei cittadini all’accesso all’istruzione e alla formazione, sancito dalla nostra Costituzione».
A «fronte di un attacco di simili dimensioni» la Flc Cgil «non può stare certo a guardare». E neppure i precari intendono rimanere in silenzio.«Il progetto del governo Berlusconi in materia di istruzione pubblica – spiega il Cps – è incentrato su due elementi: tagliare e impoverire la scuola e aprire il settore della formazione e della conoscenza al mercato». Il Coordinamento chiede non solo il ritiro dei tagli alla scuola previsti dalla 133 e un consistente investimento di risorse per la scuola pubblica statale ma anche il ritiro degli schemi di Regolamento di riforma degli istituti tecnici e professionali e dei licei; il ritiro del ddl Aprea; un piano di assunzione pluriennale a tempo indeterminato per tutti i precari e boccia i cosiddetto decreto “salva precari”.
Intanto, è slittato l’incontro tecnico, previsto per mercoledì, tra sindacati di categoria e dirigenti del ministero dell’Istruzione relativo alle nuovi classi di concorso e dunque alla mobilità degli insegnanti nel prossimo anno scolastico alla luce della riforma delle superiori: alcune materie saranno infatti più sacrificate con la conseguenza di produrre insegnanti di ruolo soprannumerari.