Sgarbi, show alla Biennale: "Chi mi critica è ignorante"

VENEZIA – L'invito era per la conferenza di stampa di presentazione della mostra ''L'arte non e' cosa nostra'' nel Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Ma si e' risolta in un one man show di Vittorio Sgarbi contro tutti i ''nemici'' che hanno osato criticare le sue scelte di curatore dell'esposizione organizzata, su incarico del Ministero dei Beni Culturali, per i 150 anni dell'Unita' di'Italia.

A cominciare dai giornalisti che ne hanno scritto male, definendola un ''guazzabuglio'', e che per Sgarbi sono ''tutti ignoranti'', che si devono solo vergognare. Ma anche contro chi non si e' neppure sognato di farlo, come le Sovrintendenti ai Beni artistici e architettonici e al Polo museale di Venezia. Negli strali di Sgarbi sono finite infatti anche Renata Codello e Giovanna Damiani, accusate di scarsa collaborazione e non solo. Un attacco durissimo che ha messo in notevole imbarazzo anche la direttrice generale del Ministero, Antonia Pasqua Recchia, che al termine dello Sgarbi-show le ha difese: ''si sa che lui ha un approccio sempre un po' fuori dalle righe'', ha provato a giustificarlo la direttrice del Ministero, tentando di smorzare la polemica.

Compito ingrato di fronte a uno Sgarbi scatenato che ne ha avute per tutti: per artisti di enorme successo come Maurizio Cattelan (''grazie al cielo ha deciso di smettere di fare l'artista'; i grandi maestri non sono quelli che si occupano di piccioni'') e Julian Schnabel al quale ''e' stato consentito di mettere il suo aborto nella nicchia di Sansovino'' al Museo Correr. ''E' uno stupro, non si fa'', ha urlato Sgarbi, che per rivendicare la sua scelta di far indicare i 260 artisti presenti alla mostra da altrettanti intellettuali, scrittori e registi, ha snocciolato citazioni dotte e l'ha definita come 'la rivoluzione degli artisti contro la mafia''. Ma poi se l'e' presa soprattutto con Miuccia Prada, Trussardi, Fendi e la direttrice di Vogue Italia, Franca Sozzani, colpevoli di ergersi a critici confondendo ''il pensiero dell'arte con la moda''. Una velenosa ironia contro le grandi firme del mondo della moda con il 'pallino' dell'arte, che Sgarbi ha citato decine di volte facendone il vero e proprio 'tormentone' del suo intervento-fiume: gente, in sintesi, che secondo Sgarbi apprezza solo gli artisti con ''almeno una H o una K nel nome, ma che non valgono un'acca''.

''Al Padiglione Italia io ho portato il pensiero non gli affari – ha rivendicato Sgarbi – Di questa mostra io sono il direttore d'orchestra di tanti professori d'orchestra che hanno indicato nomi noti, meno noti e sconosciuti, smentendo che ci siano state le defezioni di cui e' stato scritto – Per me Sui 260 artisti presenti 50 sono degni d'onore, ma perche' le persone di pensiero non possono occuparsi di arte? Nessun Tribunale del popolo puo' chiamarli artisti della domenica. Si vergognino gli ignoranti che hanno parlato della mostra come di un bazar o una festa di paese''. E non l'ha mandata a dire neppure alla sovrintendente Codello, 'rea' a suo a suo parere di molte colpe come quella di non aver autorizzato ''di piantare otto chiodi'' al Padiglione Italia, e di aver invece consentito il trasferimento alla Biennale di un Tintoretto e aver autorizzato la collocazione di tubi che sparano fumo all'esterno della chiesa palladiana sull'Isola di San Giorgio: ''Non si fa – ha gridato Sgarbi – e' contro la legge, l'arte, la civilta', e' contro il Palladio''. Insomma un ciclone che la direttrice del Ministero ha provato ad arginare (''ricordati che quando ero sottosegretario eri una mia sottoposta'', l'ha zittita Sgarbi) e non essendoci riuscita ne ha preso le distanze: ''Non condivido assolutamente le critiche di Sgarbi – ha detto alla fine Antonia Pasqua Recchia – La Soprintendenza ha fatto di tutto e di piu' per venire incontro alle esigenze del curatore ed escludo categoricamente che Renata Codello abbia autorizzato scelte che mettono in pericolo il patrimonio culturale di Venezia''.

Un turbine, quello di Sgarbi, ha quale ha risposto in serata, pacatamente, anche il ministro Giancarlo Galan: ''nonostante le intemperanze del curatore, come gia' annunciato – ha affermato in una dichiarazione -, domani mi rechero' a visitare il Padiglione Italia perche' ritengo sia il modo piu' opportuno, non solo in veste di ministro ma anche in quanto cittadino italiano, per manifestare tutto il mio rispetto verso il lavoro encomiabile svolto da dirigenti e funzionari del ministero, verso gli artisti presenti negli spazi espositivi con le loro opere e verso il denaro pubblico impegnato nel progetto''.

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Elisa D'Alto