ROMA – “Sigarette antincendio? Nun l’hanno mica cicciate”. Roma, quartiere San Giovanni: il tabaccaio sentenzia ironico che no, non le hanno ancora inventate le sigarette che bruciano più lentamente e che si spengono se non le tiri.
Eppure era scritto su tutti i giornali: dal 17 novembre la Commissione europea vieta la vendita di sigarette che non siano antincendio, adeguandosi così a una normativa già in vigore in Usa, Canada e Australia, rispettivamente dal 2004 e dal 2005.
“Non sono ancora arrivate, ne parlano da tempo. Chissà quando le faranno, dicono sempre così”, risponde un altro tabaccaio poco lontano dal primo. Il tono è quello della serie: “In Italia non si combina granché”. “Noi no, non ne sappiamo niente”, aggiunge.
Vicino alla stazione Termini la reazione è più o meno la stessa: quasi tutti i tabaccai non sanno cosa rispondere alla domanda fatidica sulle sigarette antincendio, ma uno sembra piuttosto preparato: “Sì, le conosco, lo so. E’ da mesi che le stanno producendo, ci sono tre bande trasversali sotto la cartina all’inizio, a metà e alla fine della sigaretta. Così se non la fumi, se spegne“.
La pronta risposta però non ripaga subito le aspettative perché il tabaccaio non conosce la sigla con cui vengono identificate e non saprebbe quindi riconoscerle.
Della “svolta” del 17 novembre, a Roma, fra chi vende Malboro, Lucky Strike, Ms o Diana sembra che nessuno sappia nulla o quasi. “Mi pare che in estate avevano cominciato a mandarcele queste sigarette: sembrano come quelle normali, con un cartina diversa. Ma non sapevo di questa data. A noi non è arrivata nessuna comunicazione ufficiale”, dice un altro tabaccaio vicino piazza di Spagna .
A Trastevere la solfa è la stessa, così come nella zona del Pigneto: “Sì, ne ho sentito parla’, le grandi marche già hanno smaltito quelle vecchie nei magazzini forse. Ma davero so obbligatorie da mo’?“.
Come riconoscerle? Sono praticamente uguali a quelle fino a ieri in commercio, cambia solo la possibilità di incendiare divani, alberi e qualsiasi altro oggetto perché lasciata accesa e incustodita la sigaretta non brucia più.
In Italia la commercializzazione è iniziata dal primo novembre e l’obbligo è scattato sedici giorni dopo: “Ah sì”, dice un tabaccaio vicino alla metro Re di Roma, “c’è un asterisco sugli imballaggi delle stecche o forse una stelletta. Sul pacchetto però nun ci sta”.
In realtà le sigarette Lip (lower ignition propensity) hanno già occupato tutti i magazzini da cui i tabaccai possono acquistare le sigarette quelle vecchie. Le rimanenti sembra che siano già state smaltite, almeno così spiegano dalla British American Tobacco Italia.
Per i fumatori – impauriti di aspirare l’ennesimo intruglio chimico dalle “bionde” – arriva anche la rassicurazione: il gusto non cambia, ma attenti non sono miracolose.
“La sigaretta LIP non si spegne se fumata normalmente e non è del tutto esente dal rischio di possibili incendi. Per questo motivo, una sigaretta accesa va sempre gestita con la massima attenzione. Va inoltre precisato che l’introduzione della nuova tecnologia LIP non altererà le caratteristiche degustative della sigaretta”, precisa la BAT.
Mentre negli Usa la sigla FSC (Fire Safe Cigarettes) è ben visibile a lato del pacchetto in Italia non sarà così: “Esternamente il pacchetto avrà una teartape (linguetta per aprire il pacchetto) facilmente riconoscibile, mentre sulla sigaretta saranno presenti due sottili bande orizzontali che, tuttavia, non saranno visibili”.
Ai fumatori non resta che osservare e godersi una boccata di fumo senza farsi troppo male, visto che per colpa di cicche spente male o sigarette dimenticate sul posacenere, solo in Italia nel 2006 si è verificato il 31,7 per cento degli incendi di boschi.
