ROMA – Sigarette, torna il contrabbando. Prezzi alti e facilità di attracco resuscitano infatti il business molto anni ’50 ma mai del tutto tramontato, dei pacchetti clandestini. Sequestri ingenti tra Campania, Calabria e Sicilia. Venduto fuori dai circuiti autorizzati il 30 per cento della produzione mondiale di sigarette.
Una volta si faceva tutto via mare, anzi sul mare. Adesso invece le “finte bionde” sono nascoste dietro gli elettrodomestici, gli arredamenti, i prodotti alimentari. Cambiano i tempi, i percorsi, i mezzi di trasporto, i trucchi: ma il contrabbando sopravvive. E resta uno dei grandi affari delle organizzazioni criminali internazionali, anche grazie al prezzo elevato dei pacchetti regolarmente in commercio.
Solo un paio di settimane fa i carabinieri di Napoli hanno arrestato 22 persone legate a uno dei clan storici, quello dei Polverino. Era un’operazione antidroga, col sequestro di cocaina per 2 milioni di euro, ma si è scoperto che l’organizzazione trafficava anche in sigarette di contrabbando.
Fulvio Bufi per Il Corriere della Sera riporta e ricorda la storia e le tratte delle “bionde fuorilegge”:
Prodotti dall’Europa dell’Est. È un caso tra tanti, perché i sono proprio organizzazioni come Cosa Nostra e la camorra, al pari delle altre mafie italiane e di quelle internazionali, a tenere in piedi il contrabbando di sigarette. Che oggi porta sui mercati prodotti che in tabaccheria nemmeno si trovano, marche che arrivano dai Paesi dell’Est Europa. E che però raggiunge comunque un giro di affari in cui c’è il rischio di non riuscire a scrivere esattamente la cifra, tanti sono gli zeri da mettere in fila. Secondo dati elaborati sulla base dei rapporti di numerosi organi investigativi europei, si calcola che circa il 30 per cento della produzione mondiale di sigarette viene commercializzato illegalmente, entra cioè a far parte del circuito del contrabbando. Si parla di centinaia di miliardi di dollari, che vengono gestiti da società create ad hoc in Paesi dove la legislazione consente di agire con il minimo dei rischi e il massimo dei profitti: Liechtenstein, Cipro, Isole Vergini Britanniche, Panama.
Business gestito da uomini d’affari. Se nel traffico di droga si incontrano ancora personaggi come i narcos colombiani (o gli stessi camorristi di Secondigliano) , straricchi da potersi compare una nazione, ma rozzi nei modi e sempre con la calibro 357 a portata di mano, dietro al contrabbando di sigarette ci sono uomini d’affari che operano dalle loro postazioni multimediali in uffici hi-tech e nel giro di due ore possono spostare dieci volte da un conto all’altro cifre che farebbero felici i bilanci di molte aziende. Per questi manager, il contrabbando è un lavoro esattamente come lo è per le multinazionali del tabacco che però ci pagano le tasse e quindi nella lotta alla vendita illegale di sigarette hanno investito cifre anche considerevoli.