NAPOLI – Antonio Sollazzo e Marino Marsicano, i sabotatori del Festival di Sanremo, portano la protesta in piazza a Napoli. “Volevamo dare visibilità alla nostra protesta”, dice Sollazzo che da 24 ore è in sciopero della fame davanti alla sede della Giunta Regionale della Campania. Marsicano è ancora con lui, insieme a Maria Rosaria Pascale. Manca solo Salvatore Ferrigno, anche li a Sanremo.
Guido Ruotolo su La Stampa scrive:
“Sono tutti «pregiudicati» e i loro leader, ispiratori «dell’arte di protestare», sono «mischiati» anche con la camorra. Come quel Salvatore Lezzi, che si avvicina al giornalista e ascolta in silenzio, che ha «precedenti» che se potessero sfamare qualcuno, sazierebbero per esempio gli 850 «colleghi» di sventura, «i lavoratori dei consorzi di bacino Napoli-Caserta da 16 mesi senza stipendio. 860 padri di famiglia alla fame» (come recita un cartellone).
Lezzi, in passato candidato nel Msi di Almirante, in An, Forza Nuova e persino Forza italia, ha precedenti per estorsione, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamenti, lesioni, rissa, invasione di edifici. Fu anche arrestato e nel 2003 fermato per estorsione e associazione mafiosa. Si facevano pagare dai ragazzi che trovavano lavoro e dividevano la percentuale con il clan Misso della Sanità , quello della strage del 904.”
Sollazzo racconta:
“«Sanremo? Siamo andati per farci sentire. Il problema è chi ci ha pagato i biglietti e l’albergo o il fatto che oltre mille famiglie non hanno i soldi per mangiare?». Il «sofferente» Sollazzo diventa muto, dopo aver convocato il portavoce del movimento”.
L’unico mistero che rimane, scrive Ruotolo, è su chi abbia pagato la trasferta a Sanremo:
“Di certo, si legge nella informativa della questura di Imperia, «per quanto attiene ai biglietti, da controlli presso la produzione Rai è emerso che due erano stati acquistati lo scorso 14 febbraio da tale Salvatore Buia, pregiudicato napoletano, persona dedita al bagarinaggio, mentre gli altri due risultavano acquistati singolarmente nella stessa giornata presso il botteghino del teatro». Ora protestano perché la Regione deve farsi dare dal governo 32 milioni che servono per avviare i dipendenti dei cub a 36 mesi di corsi di riqualificazione. Ma avvertono che «Per sistemare la faccenda servono oltre 150 milioni di euro». Chi deve pagare?”.