
CAGLIARI – Sono soprattutto eritrei e somali i circa settanta migranti per tutta la giornata di mercoledì 6 aprile hanno protestato a Cagliari per poter lasciare subito la Sardegna. Per buona parte della giornata i migranti hanno bloccato il traffico in pieno centro, all’altezza del largo Carlo Felice. Ci sono stati anche momenti di tensione tra un gruppo di profughi e le forze dell’ordine: alcuni manifestanti sono stati portati in Questura.
Nessuno degli eritrei, nonostante le spiegazioni fornite dai funzionari di Polizia e dai mediatori culturali, intende farsi fotosegnalare temendo che questo possa impedire la partenza verso altri paesi europei per ricongiungersi con le famiglie. Diversa la situazione dei somali, che non godono della deroga della convenzione di Dublino e che potranno lasciare l’Isola solo al termine di tutte le procedure per il rilascio del permesso di soggiorno.
La fine della protesta. E’ terminata nel pomeriggio la protesta dei circa 70 migranti che questa mattina a Cagliari, dopo aver attraversato a piedi la città, hanno occupato per cinque ore il largo Carlo Felice, in pieno centro. Dopo una lunghissima mediazione, i funzionari della Questura sono riusciti a convincere gli stranieri, tutti somali ed eritrei, a desistere. Un autobus del Ctm li ha riaccompagnati all’albergo di Pirri, alla periferia di Cagliari, trasformato in centro di accoglienza.
La protesta ha praticamente paralizzato il traffico cittadino per quasi tutta la giornata: i migranti, infatti, si sono seduti in mezzo alla strada impedendo ai veicoli di circolare. Così La Nuova Sardegna
Il centro di Cagliari è stato paralizzato dal primo pomeriggio fino alle 18.30 da una protesta di un centinaio di giovanissimi migranti, di nazionalità somala ed eritrea, fra i quali ragazze e molti giovanissimi, gran parte dei quali rifiuta le procedure di identificazione per timore di non poter lasciare la Sardegna.
Seduti o sdraiati per terra coi loro pochi bagagli, i ragazzi africani hanno impedito il passaggio delle auto e degli autobus nella centrale via Roma, all’incrocio con piazza Matteotti. Il negoziato avviato con le mediatrici culturali di lingua madre è stato molto faticoso: anche nei giorni scorsi avevano spiegato ai migranti i loro diritti e la necessità farsi prendere le impronte digitali.