Reparti deserti e macchinari spenti. Così la Sanità spreca 13 mld l’anno

ROMA – Dopo anni di tagli ai posti letto e al personale, i pronto soccorso di mezza Italia sono allo stremo. Ma sono molte le Asl che hanno dilapidato denaro pubblico: reparti inutilizzati e macchinari in cantina. Sono in tutto tredici i miliardi sprecati mentre la sanità arranca. A fare i conti in tasca alle aziende pubbliche è l’Aiop, associazione degli ospedali privati, che magari riporta dati troppo alti e di parte, ma le cifre restano comunque a nove zeri. Secondo le stime dell’Aiop si va dal 46,4% di sprechi in Calabria, sul totale dei finanziamenti, al 17,2 percento del Veneto. Ecco alcuni casi di giornali che amministrano male il denaro pubblico:

A Napoli, il Cardarelli scoppia: è il regno della barella mentre il nuovo ospedale è uno scheletro. Un pronto soccorso in condizioni disperate dove si usano anche 200 barelle al giorno e la nuova struttura che doveva nascere per aiutarlo è ferma da tempo a causa di contenziosi. Quando la situazione riuscirà a sbloccarsi i costi dell’opera saranno esorbitanti, qualcuno stima circa 200 milioni. Soldi sprecati per una struttura che doveva sostituire alcuni pronto soccorso che nel frattempo sono stati già chiusi.

A Palermo la risonanza magnetica costata un milione di euro, non è stata neanche accesa per almeno 7 mesi. Non si contano le apparecchiature costose dimenticate e infilate nei magazzini: all’ospedale Civico è stata chiusa la cardiochirurgia appena ristrutturata. Oltre alla spesa inutile per rinnovarla, un milione e trecentomila euro, l’ospedale si è ritrovato a dover smaltire anche gli strumenti dei medici: pompe, pace-maker, defibrillatori, monitor ecc.

A Roma, l’ospedale dello scandalo del pronto soccorso è anche quello degli sprechi. Al policlinico Umberto I, un anno fa hanno inaugurato un reparto di clinica medica che doveva essere destinato all’osservazione dei casi in arrivo proprio dalle stanze dell’urgenza. Ma non è stato mai aperto. Una clinica ostetrica è nella stessa situazione da anni. Nella struttura dove ci sono i primari universitari, hanno diritto anche alla segretaria e a reparti con due posti letto. Ci sono chirurgie dove si fanno 10 interventi l’anno. Costano per personale, apparecchiature e strumentazioni ma non svolgono attività sanitaria per i cittadini.

Stessa storia a Genova: primari con meno di dieci posti letto e reparti doppioni. Così come a Torino sono state accorpate tre strutture per risparmiare, ma nessuno ha soppresso gli uffici doppione. Da quando le Molinette si è unito al Cto e al Regina Margherita-Sant’Anna sono rimaste in piedi tre copie di molte funzioni fondamentali: ufficio del personale, affari generali, affari legali e formazione. Un’operazione nata per razionalizzare che sta producendo sprechi.

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Daniela Lauria