TORINO – “Voglio vedere Davide Vannoni in carcere, mi ha usato come una cavia per Stamina“. Questa la reazione di un ex paziente di Vannoni alla notizia della richiesta di patteggiamento del fondatore di Stamina. Carmine Vona, vittima numero 52, non ha preso bene la richiesta di Vannoni, che in cambio del ritiro di Stamina si è “offerto” di scontare una pena di 1 anno e 10 mesi. “Non farà nemmeno un giorno di carcere”, sospira Vona parlando di ingiustizia.
Niccolò Zancan su La Stampa riporta le parole di Vona, uno dei primi ex pazienti a denunciare Vannoni per truffa, e spiega:
“Finisce sempre così. Come nelle classiche commedie all’italiana. Dopo anni di parole, polemiche e accuse, tutto si chiude senza neppure un giorno di carcere. Sarà giustizia, ma secondo me non è giusta”.
Vona racconta che da tempo aspettava di poter testimoniare contro Vannoni:
“Aspettavo di testimoniare da più di cinque anni. Da quando Vannoni insisteva nel chiedermi soldi, nonostante mi avesse quasi ammazzato con quelle iniezioni assurde. Volevo rivederlo in Tribunale, guardarlo negli occhi. Spiegare come era andate esattamente le cose a San Marino, nel centro estetico dove mi avevano portato. E invece…”.
Invece tutto potrebbe concludersi con un patteggiamento tra l’imputato e la procura di Torino:
“un anno e dieci mesi di pena, la fine di ogni attività legata alle staminali in Italia e all’estero, più l’obbligo di rinunciare al ricorso al Tar. Toccherà al giudice per l’udienza preliminare Potito Giorgio esprimersi su questa decisione, forse già domani. Sarebbe l’uscita di scena di Vannoni, insomma. E anche se patteggiare non equivale a una confessione, di certo significa rinunciare a difendersi”.
Stamina, scrive Zancan, era “una truffa”:
“Un metodo in parte ispirato al lavoro di due biologi ucraini con tecnica di copia e incolla, e in parte inesistente. Era una truffa pericolosa”.
E per Vona, rimasto semiparalizzato a causa di un ictus, non è stata certo la cura della salvezza:
“La prima cosa che ho notato in quel centro estetico di San Marino è stata la pubblicità di un trattamento dimagrante. Il ragazzo che stava facendo le pulizie, a un certo punto, si è messo il camice ed entrato con noi in una stanza. Li ho visti trafficare con un siringone pieno di liquido biancastro. Mi hanno fatto sedere su un tavolo. Il ragazzo delle pulizie mi ha abbracciato con un cuscino e mi ha tenuto le gambe, mentre loro iniettavano nel midollo spinale”.
Poi dopo l’iniezione la crisi epilettica:
“Era stato salvato da un amico e ricoverato in ospedale, dove aveva fatto una scoperta: quelli che lo avevano accompagnato per fare l’infusione rinnegavano l’accaduto. «Pazzesco. Mi chiedevano di negare quello che era successo. Proprio loro, che mi avevano promesso la guarigione»”.
Il video del ballerino paralizzato che torna a danzare, il costo delle cure che lievita e le infusioni negli sgabuzzini. Quello vissuto da Vona è il calvario vissuto da altre 114 vittime almeno e nessuna di loro vedrà Vannoni in carcere, ha detto con amarezza anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Parole che Vona condivide:
“Io avrei voluto vederlo in carcere. Mi ha usato come una cavia. Non mi piace che finisca tutto con un patteggiamento. Ma voglio ringraziare lo stesso Guariniello e i carabinieri del Nas, almeno la verità è venuta fuori. Non eravamo noi i matti… Erano loro nel torto: loro che usavano i bambini per impietosire la gente e farsi pubblicità . Però…Un po’ me lo aspettavo. In Italia finisce sempre tutto così…”.