Stefano Raimondi ucciso a Mykonos: killer condannato, ma per “lesioni mortali”

Stefano Raimondi ucciso a Mykonos: killer condannato, ma per “lesioni mortali”

ROMA – Stefano Raimondi è stato ucciso a Mykonos, in Grecia, il 29 luglio 2011. Più e più colpi di bottiglia alla testa del ragazzo di 25 anni, originario di Ospedaletto Lodigiano. Il suo assassino, Alexander Georgiadis, è stato condannato a 10 anni di carcere con l’accusa di “lesioni mortali“. Un capo d’imputazione che ha lasciato la famiglia Raimondi con l’amaro in bocca, loro che si erano battuti perché Georgiadis fosse condannato per omicidio volontario.

Georgiadis, ristoratore greco con doppia cittadinanza anche svizzera, aggredì Stefano la notte tra 28 e 29 luglio 2011 fuori dalla discoteca Cavo Paradiso di Mykonos. Stefano, che studiava all’università Cattolica di Milano, era in vacanza con alcuni amici nell’isola della Grecia.

Caterina Belloni sul Corriere della Sera ricostruisce l’accaduto:

“Secondo quanto emerso era sorta una discussione, a notte fonda, tra la compagnia dei lodigiani e quella dello svizzero, che era in discoteca con due amici greci. A un certo punto Georgiadis era salito in piedi su un tavolo del bar e aveva sferrato un colpo alla testa del ventenne italiano, impugnando una pesante bottiglia di vodka come una clava. Secondo l’accusa, sarebbe stato proprio questo colpo a causare una frattura cranica lunga sei centimetri, ritenuta dai periti la causa della morte di Stefano”.

La mattina del 18 novembre i giurati del tribunale di Samos hanno votato la condanna di Georgiadis, che in primo grado dovrà scontare 10 anni di carcere per lesioni colpose:

“Per convincere la corte sono servite a poco le testimonianze degli amici che erano con Stefano Raimondi quella notte, e che hanno raccontato come l’aggressore abbia colpito con la bottiglia Stefano, che si era alzato per opporsi all’aggressione, forse per cercare di evitare che si trasformasse in rissa. Poi l’aggressore e i suoi due amici si erano dati alla fuga, nel caos del momento. Solo il giorno successivo Georgiadis era stato trovato dalla polizia, mentre saldava il conto del suo albergo con l’intenzione di fuggire. Per tre mesi è rimasto in carcere, poi è tornato libero in attesa del processo. Ora è giunta la condanna in primo grado, ma è probabile che il suo legale faccia appello, cercando di ridurre ancora il prezzo pagato per un vita distrutta”.

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