Stupro di gruppo, la Cassazione si giustifica: "Interpretazione doverosa di una sentenza della Consulta"

ROMA – La sentenza della Corte di Cassazione (n. 4377/12 della Terza Sezione penale) sullo stupro di gruppo contiene una ''interpretazione doverosa'' di una sentenza della Corte Costituzionale. L'alternativa sarebbe stata sollevare una questione di incostituzionalita', che avrebbe portato verosimilmente alla scarcerazione degli indagati per scadenza dei termini di custodia cautelare. Lo precisa, in una nota, l'ufficio stampa della Corte di Cassazione a proposito della sentenza con la quale e' stato stabilito, con effetto estensivo di una pronuncia della Corte Costituzionale, che le persone accusate di violenza sessuale di gruppo possano beneficiare, se sussistono i requisiti, anche di misure cautelari alternative rispetto alla detenzione in carcere.

''La sentenza della Corte di Cassazione (n. 4377/12 della Terza Sezione penale) – dice la nota – non ha determinato alcuna conseguenza immediata sullo stato detentivo degli imputati. Essi restano in carcere fintanto che non si sara' concluso il giudizio di rinvio davanti al Tribunale del riesame di Roma, che potrebbe anche confermare la precedente valutazione di necessità della misura carceraria''.

L'ordinanza del Tribunale di Cassino (Frosinone), che ha ritenuto di confermare la custodia in carcere, ''e' stata in primo luogo annullata – rileva l'ufficio stampa della Suprema Corte – per carente motivazione sugli indizi di colpevolezza, posto che, secondo la Corte di Cassazione, non era stato affatto chiarito, sulla base dei dati rappresentati dall'accusa, se una violenza sessuale fosse stata effettivamente realizzata dagli indagati.

Solo come ulteriore argomento, la sentenza della Corte di Cassazione prospetta motivatamente una interpretazione doverosa della sentenza della Corte Costituzionale n. 265 del 2010, che, pur riferendosi alle fattispecie-base di violenza sessuale, e non specificamente alla fattispecie di violenza di gruppo, ha espresso il principio, fondato anche sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che in materia di misure cautelari, fatta eccezione per i reati di natura mafiosa, non possono valere presunzioni assolute di adeguatezza della sola misura carceraria che prescindano dalla fattispecie concreta.

Relativamente a questo secondo aspetto – rileva ancora l'ufficio stampa della Cassazione – l'alternativa era verosimilmente quella di investire della questione la Corte Costituzionale: ma la sospensione del procedimento fino alla decisione della Consulta avrebbe potuto determinare la scarcerazione degli imputati per decorrenza dei termini di custodia cautelare, caso che non si e' verificato proprio a seguito della decisione della Corte di Cassazione''.

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Daniela Lauria