Si è tolto la vita in carcere Giuseppe Palumbo,uno dei quattro fermati per il raid punitivo in una sala giochi di Giugliano (Napoli) e in una sala bowling a Pozzuoli il 14 marzo scorso. Palumbo, 34 anni, si è impiccato con un lenzuolo nella sua cella del carcere di Sollicciano a Firenze. Il suicidio è avvenuto attorno alle 14 di venerdì 23 aprile.
Palumbo era stato arrestato mercoledì 21 aprile fa nel capoluogo toscano e il suo arresto era stato convalidato proprio nella mattinata di venerdì.Secondo indagini della Dia, Palumbo era mandante ed esecutore dei raid punitivi nati, sembra, da dissidi personali ed economici con la moglie ed uno zio di questa.
Sei le persone identificate come responsabili delle spedizioni (uno è minorenne) e quattro, tra cui Palumbo, i fermati dalla guardia di Finanza e dai carabinieri di Napoli tra Marano (Napoli) e Firenze. Due degli indagati sono riusciti a sfuggire alla cattura. Tutti sono ritenuti affiliati al clan camorristico dei Nuvoletta.
Palumbo è stato trovato impiccato alla branda più alta del letto a castello a tre piani montato nella cella a cui era stato assegnato. La cella è posta nella sezione di transito, quella a cui vengono destinati i detenuti al loro arrivo in carcere. Palumbo si è suicidato mentre era solo, quando il suo compagno di cella si trovava altrove, nell’area definita dei “passeggi”.
Circa 10 minuti prima di impiccarsi, l’uomo ha ricevuto un telegramma con la posta del carcere. A consegnarlo un agente di custodia a cui il detenuto avrebbe a sua volta consegnato il testo di un altro telegramma da spedire all’esterno. I testi dei telegrammi, secondo quanto riportato dall’Ansa, non sono collegati al suicidio e comunque, al momento, sono sotto sequestro.
Il poliziotto che gli ha consegnato la posta è stato l’ultimo a vederlo in vita. Da quanto emerge Giuseppe Palumbo non avrebbe fatto trasparire nessun segno di nervosismo e viene descritto lucido, freddo. Parlando con il personale a proposito del raid nelle sale giochi nel Napoletano, avrebbe ammesso che lui e gli altri avrebbero compiuto le spedizioni punitive sotto l’effetto di stupefacenti, verosimilmente cocaina. Il suo cadavere è stato scoperto da un’altra guardia carceraria durante un giro di controllo fra le celle.