MILANO – Nel corso del 2008 nell’ufficio del presidente del consiglio regionale della Lega, Davide Boni, sono state recapitate “sei o sette buste” piene di denaro. “Gli ho dato effettivamente 200 mila euro”, racconta oggi il pentito dell’inchiesta milanese che sta facendo tremare il quartier generale leghista, l’architetto-mazzetta Michele Ugliola. Solo un episodio di un “sistema” che, giorno dopo giorno, emerge sempre più nitido. All’indomani delle perquisizioni alla Regione Lombardia, l’indagine sul presidente leghista accusato di corruzione, si allarga ad altri dieci politici (gran parte persone dello staff di Boni), e ad altrettanti imprenditori.
Soldi che il cognato di Ugliola, Leuci, dice di aver contribuito a raggranellare e che, pur non avendo visto consegnare, di sponda sostiene siano stati in un’occasione nascosti dentro custodie di cd al posto delle più tradizionali buste.
Come spiega Repubblica, il quadro descritto dal pentito inizia cinque anni fa. “Intorno alla metà del 2007 conobbi Dario Ghezzi – racconta a verbale – già all’epoca capo di gabinetto di Davide Boni, che mi fu presentato dall’architetto Saldini (Silvio, ex delegato al Design del Pirellone, architetto di fiducia di Paolo Berlusconi). La presentazione era finalizzata al fatto che io potessi stipulare un accordo con lui e Boni perché facilitassero l’ottenimento della valutazione d’impatto ambientale su alcune aree di Luigi Zunino (l’immobiliarista ex azionista di riferimento del gruppo Risanamento), che era mio cliente da metà degli anni Novanta”.
Una pratica da accelerare, insomma, e che aveva come commensali interessati anche altri esponenti della giunta del governatore Formigoni. “Certamente – rammenta Ugliola – vi era un attenzione da parte di Saldini e dell’allora assessore alle Attività produttive, Franco Nicoli Cristiani (arrestato nel novembre scorso per tangenti), del cui assessorato Saldini era consulente”.
La combriccola della mazzetta muove i primi passi così: “Ghezzi si è dimostrato interessato fissando un incontro con Boni. Avvenne nell’ufficio di Ghezzi e nell’occasione stringemmo un accordo nel senso che Boni si impegnò a farmi ottenere la valutazione favorevole ai fini dell’autorizzazione commerciale, impegnandosi anche perché rilasciasse quella di competenza di Nicoli Cristiani”. A che prezzo? Per agevolare le aziende dell’immobiliarista Zunino, Boni e il suo staff avrebbe preteso molto: “Ottocentomila euro per il via libera all’area di Rodano Pioltello, 800 mila euro per l’area Falck di Sesto San Giovanni e di 200mila per l’area Santa Giulia”. Uno sconto su un saldo totale già salato? Non proprio. Il mistero è presto spiegato: “Preciso – aggiunge Ugliola – che la somma è minore perché vi era già l’accordo di programma quindi la pratica amministrativa era in fase avanzata”.