Il varo del decreto legge sugli aiuti per il terremoto in Abruzzo è stato rinviato a dopo Pasqua. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri, convocato per far fronte all’emergenza. Si attende uno studio più accurato per la copertura necessaria e le modalità di reperimento dei fondi.
Il timore diffuso è che il Governo non trovi strada migliore che quella di imporre nuove tasse. E il tema, per uno schieramento che ha vinto le elezioni anche promettendo che le imposte sarebbero scese, non aumentate, è di una straordinaria delicatezza politica.
Ci vuole un miliardo di euro per la ricostruzione dell’Abruzzo. Il Governo dovrebbe varare oggi le misure fiscali per trovare il denaro. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti sarebbe orientato a cercare i fondi nelle pieghe dell’immenso bilancio statale. Intorno a lui però circolano voci su tre ipotesi: la classica stangata, una tantum, politicamente odiosa ma inevitabile per gli adorabili esperti fiscali; una addizionale Irpef, di quelle che continui a pagare poi per anni, senza più ricordare perché; una nuova versione dello scudo fiscale per il rientro dei capitali all’estero.
È subito operativa, invece, un’ordinanza che sospende tutte le tasse e i contributi, il blocco delle bollette delle utenze domestiche, dei termini processuali e concorsuali, nelle zone terremotate.
Sono stati decisi, inoltre, l’invio di 700 militari, anche per prevenire azioni di sciacallaggio e l’aumento dello stanziamento dei fondi di emergenza in favore della Protezione civile.