MODENA – La terra trema al Nord, dall’Emilia alla Lombardia, trema ancora dopo 9 giorni, trema per ore (si parla di oltre 70 scosse) e sembra che continuerà ancora a tremare: tremando fa macerie, di uomini (i morti sono almeno 16, la maggior parte operai, gli sfollati 8mila), di interi paesi che vengono distrutti, di aziende rase al suolo, di produzioni bloccate. Di un intero Paese che, già in recessione, piange i suoi morti e fa i conti con un terremoto soprattutto economico, un terremoto che ha fermato una parte della produzione industriale in un’area che ancora produceva. Ha fermato una parte, fondamentale, della macchina Italia.
E si paventa che i danni, già così enormi, potrebbero essere ancora più micidiali, che ci saranno altre vittime. L’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, infatti, avverte che “la sequenza delle repliche sarà lunga e non si può escludere che possano avvenire altri forti terremoti, come quello avvenuto oggi”. A lanciare l’allarme è Stefano Gresta. Nel frattempo, ha aggiunto Gresta, ”si sta lavorando per definire la dinamica del fenomeno in corso. Nei prossimi giorni saremo in grado di definire la struttura e potremo stabilire se il terremoto avvenuto oggi sia stato attivato da una faglia diversa o da un segmento della stessa faglia”. Per il presidente dell’Ingv si tratta di ”un terremoto che si inserisce in una sequenza. Spesso puo’ accadere che durante una sequenza possano avvenire scosse di magnitudo confrontabili a quella della scossa principale”.
8mila sfollati, 16 morti, alcuni sepolti sotto le macerie. Il bilancio, provvisorio, delle vittime è salito a 16, oltre a 10 dispersi forse ormai sepolti sotto le macerie e 200 feriti assistiti dal 118. Le previsioni parlano inoltre di almeno 8.000 sfollati, che si aggiungono ai 6mila della prima ondata di scosse. Le 16 vittime confermate al momento sarebbero a Mirandola, a San Felice sul Panaro, a Medolla, a Concordia e a Novi. A questi si aggiunge anche un prete, Don Ivan Martini, che a Rovereto è morto per salvare una statuina della Madonna.
L’epicentro è stato localizzato in provincia di Modena. I Comuni più colpiti sono Cavezzo (completamente raso al suolo), Medolla, Mirandola, Novi di Modena, San Possidonio, San Prospero, Concordia sulla Secchia e San Felice sul Panaro. Cinquanta militari del Genio Ferrovieri di Bologna, con relativi mezzi, sono stati mobilitati per far fronte all’emergenza e si uniscono a quelli già in azione dai giorni scorsi.
Capannoni che uccidono operai. Le nuove scosse di terremoto fanno ancora operai morti, morti sotto i capannoni, soprattutto in provincia di Modena. E riprendono le polemiche sulle fabbriche ancora in funzione nonostante fossero lesionate, come la Meta macchina di precisione di San Felice, dove sono morti due operai stranieri e un ingegnere italiano che stava proprio controllando le lesioni, mentre le lavorazioni erano in corso. Un morto alla Alies di Mirandola, dove le lesioni alle fabbriche del comparto biomedicale metalmeccanico erano già state notevolissime dopo le prime scosse del 20 maggio. Quattro dispersi sotto una fabbrica a Medolla, ricercati dai cani dei vigili del fuoco.
Le tre vittime del crollo del capannone all’azienda ‘Meta’ di San Felice sul Panaro sono l’ingegner Gianni Bignardi, 62enne di Mirandola, che stava effettuando verifiche statiche sulla struttura, il caporeparto marocchino Mohamad Azarg, 46 anni e due figli, residente a Finale Emilia, e l’operaio indiano Kumar Pawan, 27 anni e due figli, residente a San Felice.
Terremoto che continua più quanto e quando del previsto. E’ un terremoto anomalo questo del Nord, un terremoto che fa paura proprio perchè sembra non finire mai. Ci ha messo 9 giorni, il tempo di seppellire le 7 vittime della prima scossa, per farne una violenta come la prima. Le stime che sembrano gemelle. Un terremoto che sembra continuerà ancora per molto e con scosse ancora forti. Secondo quanto dice il sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Alessandro Amato: “Potrebbe essere la rottura di una nuova faglia all’origine del terremoto e questo significa che le scosse potrebbero continuare per giorni”.
Paura in tutto il nord. A Milano, a Bologna, a Firenze, a Genova le scosse hanno diffuso il panico e il Nord tutto ha deciso di evacuare gli uffici pubblici e le scuole. Ora si controllano gli edifici “a scopo precauzionale”, ripetono in quasi tutte le amministrazioni. Controlli per capire e verificare se, da domani, queste città potranno riprendere la normale attività dopo le nuove, forti, scosse di terremoto del 29 maggio.
In tutta la zona tra Modena e Mantova, subito dopo il terremoto, i cellulari hanno smesso di funzionare. Per questo su Twitter gira l’appello: «Togliete le password alle reti wi-fi». Problemi anche per le ferrovie. Trenitalia dice che la situazione va verso la normalità, anche se i passeggeri lamentano «forti ritardi e nessuna informazione», soprattutto nelle aree colpite dal sisma. Nessun problema, invece, sulla rete autostradale.
Le Ferrovie dello Stato hanno diramato una comunicazione in cui parla di problemi sulle linee. Dopo oltre tre ore, «la situazione va verso la normalità», anche se nelle stazioni, raccontano di “molti disagi”.
Gravi danni di natura economica. Oltre a tutti i danni materiali, da conteggiare è soprattutto il danno economico sul lungo corso. Devastante è il costo umano, pesantissimo sarà il conto economico, non solo per chi ha subito le scosse, la paura, i danni, i lutti. Sarà un conto salatissimo per tutto il sistema economico italiano. Qualcosa che costringerà il governo Monti a rifare i suoi conti, i conti del Paese, i conti di tutti. Non solo le centinaia di milioni, forse il miliardo o due dei soccorsi prima e della ricostruzione poi, ricostruzione là dove è possibile e non sempre lo sarà. Questo è il bilancio, il costo di ogni terremoto e ogni governo ha in “portafoglio” fondi per situazioni simili purtroppo non rare in Italia.
Ma il costo di questo terremoto è molto più alto: stavolta ha sterminato capannoni industriali, aziende, imprese come mai era accaduto in Italia. Un paese, un solo paese può fungere da parabola di questo terremoto: Mirandola, 150 aziende, 800 milioni di fatturato annuo, cinquemila addetti. Tutti numeri oggi azzerati o quasi. E come a Mirandola, il terremoto ha avuto epicentro sociale ed economico dove aziende e lavoro hanno tra le maggiori densità nazionali. E’ un bruttissimo colpo per un paese già in recessione: non solo ci vorranno soldi per assistere, aiutare, risarcire. Vuol dire che si smette di produrre ricchezza in uno dei luoghi d’Italia dove ancora ricchezza si produceva.