ROMA – Sotto le macerie del terremoto, 11 vittime su 17 si trovavano al lavoro. Nonostante siano passati soli 10 giorni dalla prima violentissima scossa, nonostante la situazione permanente di rischio causata da questo terremoto definito a grappolo (ed è una triste novità) sarebbe troppo facile incolpare di imprudenza chi, tra operai e ingegneri, operai e “padroni” non si è arreso alla catastrofe e si è rimboccato subito le maniche. La strage non ha fatto discriminazioni: sepolti sono stati trovati l’industriale e l’immigrato del sud, il titolare d’azienda e il marocchino in scadenza di contratto, il collaudatore per la sicurezza e l’indiano con la paura di perdere il posto. L’ultimo a esser stato trovato, il disperso, si chiamava Biagio Santucci: era stato sorpreso dal crollo della fabbrica Haemotronic a Medolla, provincia di Modena. Era un lavoratore anche Don Ivan, morto mentre cercava di mettere in salvo una Madonna nella chiesa che crollava a Rovereto.
Aveva 64 anni l’industriale Mauro Mantovani: stava controllando i danni al magazzino della sede dell’Aries, il piccolo gioiello in campo biomedico. Sembrava un controllo di routine, moglie e figlia stavano a due passi, nella palazzina attigua. Paolo Siclari, travolto anche lui dal crollo della Haemotronic, era giunto nel modenese, su al Nord, nel 2001, da Messina. Da più lontano veniva Kumar Pawan: aveva solo 27 anni, l’India nel cuore, faticava alla Meta da 7 anni, dieci anni fa aveva affrontato il viaggio che gli avrebbe dovuto cambiare la vita. Per Gianni Bignardi un destino crudele: di mestiere faceva l’ingegnere della sicurezza, collaudava le strutture dopo i danneggiamenti: aveva 62 anni, era entrato nel capannone trasformatosi in un coperchio fatale, per rassicurare gli altri.
Enea Grilli pare fosse molto amato alla Bbg dai dipendenti della sua creatura, sua e di altri due soci: non c’è motivo di dubitarne, quello che ancor più certo è che piccola società di componenti meccanici di Mirandola gli è crollata addosso. Con lui, sotto le macerie, è rimasto anche Eddy Borghi: aveva una piccola ditta di pavimentazioni, prendeva i primi contatti con Grilli per ripristinare l’0edificio. Aveva 38 anni, il padre lo chiamò così in onore di Eddy Mercx. Mohamed Azarg, 46 anni, marocchino, era diventato caporeparto alla Meta. Aveva paura di rientrare in fabbrica, il terremoto lo aveva impressionato. Aveva più paura di perdere il contratto che stava per scadere.