Terremoto tragedia per le campagne: danni da mezzo miliardo

ROMA, 2 GIU – Con una stima di 150 milioni di euro di danni il sistema del Parmigiano Reggiano e' in cima alla triste classifica dei prodotti piu' colpiti dal sisma in Emilia, seguito da vicino dal Grana Padano che accusa un colpo da 70 milioni di euro e dall'aceto balsamico che conta perdite per 15 milioni di euro. Si tratta pero' solo della punta dell'iceberg perche', secondo il primo bilancio tracciato dalla Coldiretti, il conto dei danni nel settore agroalimentare ha gia' superato il mezzo miliardo.Le lesioni subite da case rurali, stalle, fienili e capannoni, continua la Coldiretti, sono state stimate in 150 milioni. Tra le province di Modena, Ferrara, Piacenza, Mantova e Bologna ma anche tra Rovigo e Reggio Emilia ci sono ci sono strutture agricole che vanno messe in sicurezza per garantire assistenza alle persone e agli animali come le mucche, la cui produzione di latte e' diminuita del 10-15%.

A preoccupare sono pero' – sottolinea ancora l'associazione – anche gli effetti del dissesto idrogeologico provocato dal sisma che, insieme al fenomeno della liquefazione delle sabbie, ha messo in pericolo di alluvione circa 200 mila ettari di terreno compresi tra Modena, Bologna, Ferrara e Mantova. Per ripristinare la sicurezza idraulica del territorio colpito ''servono interventi per almeno 50 milioni di euro''.

Il terremoto ha inoltre provocato un forte rischio idrogeologico con danni agli impianti idraulici e frane in alcuni alvei che pregiudicano il regolare deflusso delle acque. ''Una prima conseguenza – prosegue la Coldiretti – e' stata la sospensione del servizio irriguo che e' necessario per preservare una delle agricolture piu' floride della Pianura Padana: ortofrutta, viticoltura, riso, parmigiano reggiano in particolare i settori a rischio. Una situazione che potrebbe fare aumentare il conto dei danni nel settore agroalimentare che ha gia' superato il mezzo miliardo anche per gli effetti del sisma sugli stabilimenti di lavorazione della frutta, alle cantine e ai macelli che hanno dovuto fermare le attivita' in un distretto agroalimentare dove si produce oltre il 10 per cento del Pil agricolo''.

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