Si è conclusa, con le perizie depositate in tribunale, la prima fase dell’inchiesta sui crolli degli edifici dell’Aquila in seguito al terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009.
Al momento il riserbo della magistratura è massimo: non trapelano nomi anche se, il procuratore Alberto Rossini ha lasciato intendere che, alla fine, qualcuno pagherà. E a tremare, sarebbero, secondo il quotidiano La Repubblica, almeno in 60 tra costruttori e tecnici: per loro sarebbero pronti altrettanti avvisi di garanzia.
«Da queste perizie — ha spiegato Rossini— presumibilmente emergono delle responsabilità. Non posso dire i nomi degli indagati ma è certo che i primi giorni di ottobre iscriveremo i nomi delle persone nel registro degli indagati».
Tra le consulenze messe a disposizione degli investigatori, ci sono quelle di alcuni luoghi simbolo del terremoto. Le perizie, infatti, si sono concentrate, almeno per il momento, sulla «Casa dello Studente», sull’inspiegabile cedimento strutturale di buona parte dell’ospedale, sugli sfregi provocati dal terremoto al convitto nazionale.
A far discutere è soprattutto la Casa dello Studente, nel cui crollo morirono otto ragazzi. Secondo le perizie infatti, sotto l’edificio ci sarebbe un enorme buco. La “casa” quindi, sarebbe stata costruita su di una cava di un ex fabbrica di medicinali dove venivano sepolti rifiuti speciali.
«I siti sotto esame sono 200», ha specificato Rossini. Per il momento, la priorità è stata data ai luoghi maggiormente colpiti. Ma niente e nessuno — lasciano intendere gli inquirenti — sarà trascurato.
Il procuratore, in ogni caso, esclude l’ipotesi di un maxi processo: «Abbiamo fatto una grande indagine per organizzare alla stessa maniera tutti i siti in cui ci sono stati dei crolli di rilevanza penale e dove ci sono stati, purtroppo, dei decessi per rendere possibile singoli processi. In questa grande inchiesta abbiamo fatto le selezioni in maniera da poter poi presentare facilmente i dibattimenti davanti ad eventuali giudici per evitare che ci siano interruzioni».
Un occhio, infine, alle minacce di infiltrazioni mafiose nella ricostruzione: «Abbiamo diversi procedimenti in corso e stiamo assegnando anche i sostituti applicati presso la Procura distrettuale antimafia. Ci sono state tante comunicazioni di persone, di famiglie mafiose che fanno parte delle società impegnate nella ricostruzione».
